Il suo auspicio è che il nuovo anno scolastico, ormai al nastro di partenza, serva ai ragazzi come formazione alla vita attraverso l’apprendimento: è questo ciò in cui confida il prof. Alberto Ferrari, preside – o, come più propriamente si dice oggi, dirigente scolastico – del liceo scientifico “Aselli” di Cremona. «Credo che la sfida della vita – afferma – consista nel riuscire a trasmettere la bellezza del sapere. Non si viene a scuola solo in funzione di un futuro lavoro, bensì perché c’è un’attenzione, una cura, uno sguardo educativo. Diversamente avremmo fallito».
Da quest’anno il divieto di cellulari in classe si estende anche alle superiori: come gestirete il discorso?
«Non basta un divieto, esteso anche all’intervallo ed al passaggio tra un’ora e l’altra. Qualunque diktat deve passare attraverso l’aspetto educativo, quindi intendo fare un passaggio condiviso coi ragazzi. Dobbiamo coinvolgerli attraverso la partecipazione. Non è, quindi, solo la regola che imponiamo, magari con un po’ più di severità, perché poi sarebbe impossibile giocare a guardie e ladri con loro, gli strumenti sono oggi talmente sofisticati da consentire di trovare sempre un modo per aggirare le disposizioni ricevute.
Negli ultimi due anni ci siamo dotati di sacche, una per ogni classe e per ogni laboratorio, dove gli alunni possono riporre i loro cellulari. Oppure possono decidere di tenerli spenti negli zaini. Perdono sicuramente gli highlights delle partite e le comunicazioni con gli amici di altre scuole, ma guadagnano in termini di tempo dedicato a loro stessi
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