Non parlatele di smartphone in classe, è fermamente contraria: la professoressa Cinzia Cavalli, docente di Lettere presso la scuola media «Virgilio» di Cremona, dove da anni è anche referente per la prevenzione del disagio, nonché per il contrasto al bullismo ed al cyberbullismo e per l’uso consapevole dei social network, è assolutamente risoluta.
Intendiamoci, nella scuola secondaria di primo grado il divieto assoluto del cellulare, anche per l’attività didattica, era in vigore già dall’anno scorso, quest’anno però è stato esteso anche alle scuole superiori. Ed a ragione, secondo la professoressa Cavalli: «Non solo è opportuno, è fondamentale, sono più che favorevole», afferma.
Perché lo ritiene così importante?
«A cosa serve lo smartphone a scuola o durante le uscite didattiche? Se un ragazzo stesse male, basterebbe che si rivolgesse all’insegnante: allertata la segreteria, immediatamente la famiglia verrebbe informata. Spesso i genitori, per sentirsi più tranquilli, danno il cellulare ai figli fin dalla scuola primaria, così da poterli rintracciare in qualsiasi momento. Ma è questo il grosso problema: la connessione Internet è pericolosa, anche perché poi i bambini usano lo smartphone in modo incontrollato, addirittura di notte! Durante lo studio, arrivano loro mille notifiche delle chat coi loro amici: secondo Lei, quanto si potranno concentrare? Come dice Alberto Pellai, uno dei più grandi pedagogisti italiani, è come se...
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