Cremona è «casa», per Samba. Ed è anche prospettiva, «futuro», un’occasione «per costruire una mia famiglia e, chissà, portare qui anche mia madre». Dieci anni fa, dopo un’odissea partita dal Senegal e durata mesi, Samba Mbaye sbarca a Lampedusa a soli 14 anni su uno dei tanti barconi che dall’Africa attraversano il mare e approdano nel punto di terra più vicino, il nostro Paese. Struttura di prima accoglienza a Brescia e poi l’arrivo a Cremona. È il 2015, nella nostra città è già attivo il Sistema Accoglienza Integrazione (Sai): Samba è collocato in un appartamento di via Persico 20, gestito dalla cooperativa Nazareth. «Tre minori, tra cui io, e un “affidatario” egiziano. Al mattino le lezioni di italiano e i laboratori al Centro diurno “Giona” e la sera cena e vita insieme a casa».
Quando arriva l’età da lavoro, a Samba sono offerte alcune opportunità, brevi ma che lo aiutano a inserirsi sempre di più in un contesto sociale e professionale che diventa sempre più suo. Prima il barista, poi l’aiuto cuoco, alcune settimane anche in una libreria, un’officina meccanica e il periodo alla Prosus. Contratti a chiamata, che servono a coprire le stagioni e i picchi di lavoro. L’arrivo del Covid blocca un percorso che, seppur frammentato, stava dando buoni risultati. «Sono stato ‘fermo’ quasi tre anni – racconta Samba – non solo a causa del Covid, ma anche per alcune difficoltà legate ai documenti che non si risolvevano mai. È stato il periodo più difficile, veramente duro»...

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Cristiano Guarneri

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