Non cedere alla tentazione dell’astensione, ma recarsi alle urne anche per esprimere un voto contrario. È l’invito dei promotori del Comitato del Sì ai referendum abrogativi del prossimo 8-9 giugno, che hanno un solo, grande nemico da battere: la soglia del 50% + 1 dei partecipanti sotto la quale qualunque esito della consultazione sarebbe nullo.
Al contraio, chi non condivide il merito dei quesiti fa leva proprio sull’astensione, spesso accompagnata dall’aggettivo “informata”, cioè consapevole della posta in gioco, non menefreghista. Si resti a casa perché si conosce - e non si condivide - l’oggetto del contendere: quattro riforme in tema di lavoro e una sui tempi di residenza in Italia per richiedere la cittadinanza. Sui contenuti: da una parte (i promotori) si denuncia la precarietà come «problema strutturale del mercato del lavoro in Italia, con effetti drammatici su giovani, donne e laureati». Oggi quasi il 30% degli occupati è legato a contratti a termine o part-time, questo è un dato di fatto. Precarietà che non si misura solo nei contratti, naturalmente, ma si traduce anche in bassi salari, mancanza di tutele e assenza di prospettive.
A dieci anni dall’approvazione del Jobs Act, voluto con l’obiettivo dichiarato di combattere proprio la precarietà, secondo la Cgil «il bilancio è fallimentare»...

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Cristiano Guarneri

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