Salvaguardare, tramandare e riutilizzare. Sembrano queste le tre azioni-chiave rispetto al nostro patrimonio storico e architettonico. Detto così sembra facile. Ma, la domanda è: come? Ci sono delle linee guida alle quali sarebbe opportuno attenersi, e - se sì, perché? Angelo Giuseppe Landi, è professore associato in Restauro Architettonico al Politecnico di Milano ed è anche Capo Delegazione FAI di Cremona, e dunque interlocutore ideale. Dalle sue parole, tre indicazioni: ricerca di senso, di cultura e di identità ancor prima del risultato economico. Mentre pone un’evidenza non più procrastinabile, quella della manutenzione.
Professor Landi, cosa occorre tener presente, e cosa insegna ai suoi studenti, quando ci si trova di fronte a un bene da recuperare e con una nuova destinazione d’uso?
«Il restauro di un edificio compreso il suo riuso non è una mera operazione tecnica o il mero soddisfacimento di esigenze funzionali rispetto alle richieste della società contemporanea ma in primis, secondo il mio punto di vista, è un’operazione culturale che passa attraverso l’interpretazione del manufatto e l’ individuazione delle sue peculiarità e dei suoi valori: è questo il vero patrimonio che noi abbiamo ereditato e che abbiamo il diritto e il dovere di tramandare alle future generazioni. Un patrimonio di valori storici, culturali e identitari rispetto alla nostra comunità; a spaventarmi, invece...
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