Un negozio come quello delle “Acconciature Mazzini e Manfredini” è sicuramente impegnativo sotto tanti punti di vista. «Fortunatamente il lavoro non ci è mai mancato - spiega Simone Mazzini - con la caratteristica che, lavorando in quattro soci più Lino, non abbiamo bisogno di mano d’opera esterna. E questo è un innegabile vantaggio».
«Abbiamo anche una sala appositamente dedicata ai bambini - prosegue - completa di tante opzioni per tenerli calmi e tranquilli durante le operazioni di taglio dei capelli: usiamo così un seggiolone munito di volante e uno schermo per la proiezione di cartoni animati o altri programmi graditi ai bimbi. E’ stata un’invenzione di mio papà Beppe che, già negli anni Novanta, aveva escogitato questo metodo per facilitare le operazioni con i clienti più piccoli».
I ragazzi d’oggi, seguono ancora le mode lanciate da calciatori e personaggi dello sport?
«Effettivamente, qualcuno ha ancora punti di riferimento nei look di sportivi o giocatori, ma il fenomeno si è molto ridimensionato rispetto a prima: ad esempio, ai tempi di Marco Pantani ricordo di aver decolorato molti “pizzetti” per renderli color platino come quello del “Pirata”. Devo però sottolineare che la linea del nostro negozio è sempre stata piuttosto tradizionale, raramente improntata al settore “tecnico” di tinte, pettinature permanenti e cose simili».
Com’è cambiato il vostro lavoro dopo la pandemia di Covid-19?
«La differenza maggiore è rappresentata dal cambio delle modalità. Prima non avevamo appuntamenti: i clienti arrivavano in negozio liberamente ed aspettavano il loro turno con attese a volte anche molto significative, anche perché il grosso dell’afflusso si concentrava nel tardo pomeriggio della giornata e al sabato. Dopo la chiusura di tre mesi imposta dall’emergenza sanitaria nella primavera 2020, per evitare inutili assembramenti di persone alla riapertura era stato deciso l’obbligo di appuntamento: un provvedimento forzato che però ci ha fatto scoprire un modo nuovo di gestire il nostro lavoro, molto più organizzato e programmato per noi, che possiamo meglio gestire la nostra forza lavoro e (...)».
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