In questa settimana, i media hanno dato risalto alla decisione del Comune di Torino di vietare il fumo all’aperto. Commenti favorevoli, in generale con qualche dubbio solo sulla distanza tollerata, più di 5 metri a Torino e più di 10 metri a Milano. Chi sarà in grado di misurarla? L’altra campana, quella dei tabaccai, solleva questa ed altre questioni. Ne parliamo con Francesco Ferrari, presidente provinciale della Federazione Italiana Tabaccai.
Come commenta la decisione dei comuni di Torino e Milano di vietare il fumo all’aperto per distanze inferiori ai 5 e ai 10 metri, valido anche per le sigarette elettroniche?
«Mi sembra che finora abbia sempre prevalso il buon senso e l’educazione - risponde Ferrari – ma non credo sia un divieto utile, perché ormai i cittadini, nella maggior parte dei casi, sono abbastanza responsabili da evitare di fumare nelle immediate vicinanze di non fumatori. Spesso questi divieti appaiono poco sostenibili sia in termini di coerenza che in termini di effettiva applicazione. Mi chiedo, ad esempio, come si possa pensare di rispettare la distanza di 10 metri in un contesto in cui le persone si muovono e le distanze tra di loro sono variabili per definizione. Mi chiedo, ad esempio nel regolamento sulla qualità dell’aria del Comune di Milano, come si possa pensare che fumare a meno di 10 metri da un’altra persona possa migliorare la qualità dell’aria. Forse gli obiettivi reali sono (...)».
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