Ha messo la sua firma su un’impresa epica, quando nel 2001 coordinò le due imbarcazioni che trainarono l’“Enrico Toti” da Chioggia fino a Cremona. Un sommergibile che risale il grande Fiume, chi l’aveva mai visto? Un’operazione straordinaria, raccontata dai media di tutto il mondo, durata quattro giorni continuativi e salutata da curiosi assiepati a centinaia sui ponti e sulle rive.
Fulvio Regis, però, è ben più che l’uomo che portò il Toti a Cremona. Dal 1983 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio Navigazione dei porti di Cremona e Mantova. Vuol dire aver conosciuto limiti e potenzialità di una risorsa fondamentale per lo sviluppo del nostro territorio, su cui la città ha deciso di scommettere ancora (vedi l’inaugurazione di un nuovo attracco, nel giugno scorso), ma sulla quale pesa il poco coraggio della classe politica (leggi il progetto di bacinizzazione purtroppo archiviato, che, a detta di molti, consentirebbe la navigabilità del Po dodici mesi su dodici).
Oggi, Regis ha settant’anni, è in pensione, ma “vive” ancora di ciò che lega l’uomo al fiume: «Collaboro alla realizzazione di navi fluviali», dice al telefono. «La storia del turismo sul Po si perde nella notte dei tempi. Il primo turista di cui si ha notizia è stato Antonio Stradivari – racconta –: il suo viaggio di nozze lo trascorse a bordo di un burchio a vela (barcone a fondo piatto, usato per il trasporto di merci o passeggeri su fiumi e sui laghi, ndr) da Cremona a Venezia». È proprio questo tragitto, dalla città del violino a quella della laguna, che torna in auge molti, molti anni dopo. «L’esplosione del fenomeno turistico è degli anni Novanta, più precisamente tra il ’92 e il ’96 – ricorda Regis –, grazie all’arrivo sul Po delle navi da crociera estere. Una vera e propria svolta per la nostra città».
Di che imbarcazioni parliamo?
«Erano navi con possibilità di pernottamento a bordo: la più piccola da 90 passeggeri, la più grande da 160. Partivano da Venezia e arrivavano a Cremona dopo una settimana di viaggio. Le chiamavano “crociere rinascimentali”, perché facevano tappa nelle principali città legate a quel periodo storico, come Verona e Ferrara. A Cremona, si sostava due giorni per la visita alle bellezze architettoniche della città, si imbarcava un nuovo gruppo di passeggeri e si ripartiva per Venezia, medesime tappe. Il Po era una via turistica percorsa di continuo da marzo a settembre».
(...)
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