Di pandemia si parla un po’ meno da quando l’informazione si è concentrata sulla guerra in Ucraina. E’ come se una preoccupazione avesse sostituito l’altra. «Qualcuno ha sostenuto che l’uomo contemporaneo non è in grado sopportare insieme due macigni come una guerra e una pandemia. Nel passato era normale: ogni guerra si portava con sé una pestilenza. Certamente l’uomo moderno ha esigenze e aspettative legittime che la guerra finisca presto e che la pandemia venga in qualche modo controllata. Però è anche vero che un recente sondaggio ha evidenziato che il 68% degli italiani è ancora preoccupato per la diffusione del coronavirus». E lei, dottoressa Claudia Balotta, è preoccupata? «Io direi che dobbiamo evitare di non preoccuparci».
Claudia Balotta, infettivologa cremonese, il 23 febbraio del 2020 con la sua équipe all’ospedale Sacco di Milano ha isolato per prima il coronavirus sui primi pazienti di Codogno ricoverati nello stesso ospedale.
«Il ricordo - ammette - è ancora molto vivo. Ma a chi ci dice “bravi”, rispondo che io e tutta l’équipe abbiamo fatto quello che eravamo preparati a fare perché sapevamo che poteva succedere e perché già nel 2003 avevamo isolato il primo caso di Sars, parente del coronavirus di oggi. Diciamo che eravamo già sulla buona strada. Sul perché invece siamo riusciti a farlo così in fretta... beh diciamo che lì abbiamo aggiunto qualcosa noi in quanto sapevamo che oggi i virus “viaggiano in aereo” e presto avremmo avuto casi anche in Italia».
La pandemia le ha posticipato il tempo, legittimo, della pensione. «Oggi seguo gli anziani del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Faccio parte del Comitato tecnico scientifico insieme al professor Fabrizio Pregliasco. Cerchiamo di approfondire le problematiche legate al coronavirus e, specificamente, la sua ricaduta nelle residenze sanitarie e assistenziali...». Ancora in “missione” dunque? «Mi sono messa a disposizione per continuare ad approfondire le conoscenze che abbiamo sul virus e cercare di diffonderle nella comunità scientifica ma anche tra i cittadini perché anche le cose più difficili possono essere spiegate in termini semplici....
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