Imiei primi pomeriggi passati a leggere dispacci di agenzia, risalgono al maggio 1982. Imperversava la guerra delle Falkland. Al bar leggevo il corsivo del leggendario Fortebraccio sull’Unità. Per le Falkland, scriveva: “che brutta scelta dobbiamo fare, compagni, tra una governante reazionaria come la Thatcher e un dittatore militare come Gualtieri”. Giovanni Spadolini era da un anno presidente del Consiglio, il primo non democristiano del Dopoguerra. Un passaggio epocale, senza dubbio. Nel salutare gli Azzurri in partenza per il Mondiale in Spagna, storico di formazione, Spadolini aveva fatto riferimento ad una nuova teoria che collegava tra loro aspetti politici e fatti di cronaca. Il presidente del Consiglio aveva azzardato una previsione: se l’Italia diventerà campione del mondo, tutti si ricorderanno del primo presidente laico del Consiglio. Non sono sicuro che la teoria abbia funzionato, perché il presidente Pertini, in quel Mondiale, si prese tutta la scena, dalla tribuna della finale di Madrid fino alla partita a scopone sull’aereo che riportava la comitiva in italia. Ma la teoria si potrebbe riproporre oggi: un collegamento tra il governo Draghi, il grande piano europeo di rilancio, la fine della pandemia e l’Italia campione d’Europa. Se non funziona nemmeno stavolta, pazienza: vedere tanta gente colorata allo stadio è già un incoraggiamento. Siamo in finale, sarebbe bene sottolineare, ma non abbiamo ancora vinto. Giochiamo a Wembley contro l’Inghilterra e i boomakers ci danno sfavoriti. Di poco, ma tutti. I boomakers mettono in palio i loro soldi quindi non fissano quote a caso, anche se le previsioni “sono millanta che tutta notte canta” (Giovanni Brera). Teoria comunque sempre contestabile: nell’ultima finale di Champions la Juve era sfavorita e ha perso così come nell’ultima finale di Europa League, l’Inter era favorita e ha perso. Oltretutto, le ultime due finali dell’Europeo alla quali ci siamo qualificati con lo stesso entusiasmo di oggi, le abbiamo perse...
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