«Riuscivo a vedere i colori della mia città solo nel fine settimana. Ora riesco a vivere la mia famiglia, lavoro meglio e ho tempo anche solo per fare una passeggiata nel verd. La qualità della vita è impagabile». Luigi Armillotta, 44 anni, è dipendente di Vodafone Italia. Da vent’anni pendolare tra Cremona e Milano, e dal 22 febbraio in smart working dalla sua residenza nel quartiere Boschetto. «il giorno in cui è stato identificato il paziente 1 l’azienda ha inviato una e-mail ai dipendenti dicendo loro di restare a casa. Per noi non è stato un passaggio difficile: da tempo utilizzavamo la modalità “smart” in modo strutturato, un giorno a settimana, eravamo già formati e già autorizzati a lavorare a distanza. Certo, avere tre quarti di azienda che lavora da casa ha richiesto adeguamenti di rete, nel nostro caso effettuati rapidamente». Lo stesso non è stato per molte aziende e privati, che proprio nelle prime settimane di lockdown si sono mossi per adeguare la connessione alle nuove necessità. «Oggi mi occupo di rete fissa – prosegue Luigi – dal punto di vista del business, il lavoro è aumentato in modo esponenziale: nel giro di pochi mesi abbiamo quasi raddoppiato i volumi di traffico, abbiamo fatto un grandissimo lavoro per adeguare reti e servizi al cliente. Anche gli operatori dei call center lavorano da remoto, con computer portatile, cuffie e chiavetta wifi forniti dall’azienda». Un netto cambio di passo, soprattutto per chi come lui ha sperimentato per anni la vita del pendolare...
Lidia Gallanti, Mauro Faverzani, Fabrizio Loffi, Carla Parmigani
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