Come ho già detto più volte, non si può non rilevare come l’utilizzo di operatori provenienti dai più disparati Paesi è crescente nel mondo produttivo del nostro territorio, specialmente nell’ambito di quelli che sono considerati i lavori di base, la manovalanza. Le aziende cercano continuamente manodopera, e sul mercato trovano solo quella straniera, in quanto gli italiani non sono più disponibili a fare certe tipologie di lavoro. In molti colloqui, accade che giovani italiani, di fronte alla prospettiva di dover lavorare su turni o di svolgere mansioni particolarmente pesanti, facciano marcia indietro e rifiutino l’impiego. Dire che gli italiani non vogliono più fare certi lavori sembra un luogo comune, invece è una constatazione concreta che quotidianamente ogni azienda deve fare. Così nelle cooperative agroalimentari, dove c’è un alto tasso di operai, la presenza di stranieri è molto significativa: a volte si parla anche del 50%, soprattutto laddove i processi sono più standardizzati, mentre in posizioni in cui si richiedono maggiori qualifiche e specializzazioni la percentuale di non italiani si abbassa, restando comunque e sempre significativa.

Andrea Tolomini
Direttore di Confcooperative
Cremona

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