Il 12 aprile la camera ha approvato il decreto Minniti-Orlando sull’immigrazione con 240 voti a favore, 176 voti contrari e 12 astenuti.
Nel decreto ci sono aspetti che limitano in diritto d’asilo ad esempio:
• l’abolizione del secondo grado di giudizio
Nel nostro paese l’appello è previsto anche nel ricorso contro una multa per divieto di sosta negato ora a chi chiede asilo; così si alza un muro tra le persone e per la prima volta è codificata una differenza di accesso alla giustizia.
• nessun obbligo da parte del giudice di ascoltare il richiedente asilo
La storia della persona viene videoregistrata nella Commissione territoriale; il video sarà trasmesso all’organo decisore del tribunale, che può decidere di non sentire le persone e di non fare una vera e propria udienza.
Nel decreto è poi prevista l’introduzione ed estensione in ogni Regione dei Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr) lontano dalle città e vicini a snodi logistici. Qui dovrebbero confluire sia chi è privo di permesso di soggiorno o di asilo sia che proviene da percorsi di criminalità! Si ribadisce ancora una volta l’errata correlazione tra immigrazione e sicurezza.
Per rispondere alla richiesta di sicurezza che viene dai cittadini bisogna creare:
• corridoi umanitari per i profughi
• canali legali per l’immigrazione nel nostro paese con norme che permettano la permanenza
regolare dei cittadini stranieri contrastando lavoro nero e sfruttamento;
Nel 2015 la Camera ha approvato un disegno di legge che introduce due nuove modalità di acquisto della cittadinanzalo ius solis temperato e il così detto ius culturae: ma la legge non è ancora stata approvata definitivamente ed è ferma al Senato.
In base alla modalità dello ius soli temperato, i minori nati in Italia da genitori stranieri possono acquisire la cittadinanza italiana a condizione che almeno uno dei genitori sia titolare di diritto di soggiorno illimitato oppure – se non è cittadino europeo – di permesso di soggiorno dell’Unione Europea per soggiornanti di lungo periodo. La seconda modalità, quella dello ius culturae, riguarda i minori stranieri arrivati in Italia entro il dodicesimo anno di età, che potranno diventare italiani dimostrando di aver frequentato regolarmente dei percorsi di formazione, come cinque anni di frequenza di un normale ciclo scolastico (che nel caso si tratti delle scuole elementari deve essersi concluso positivamente) sia aver terminato un corso professionale di tre o quattro anni.
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