Sarà presentato domani, sabato 26 novembre, alle 17,30, alla libreria Feltrinelli di corso Mazzini 20, a Cremona, il libro "Lago Gerundo tra storia e leggenda", scritto dal giornalista Fabio Conti ed edito da Meravigli di Milano. Il volume (160 pagg. a colori, 17 euro) racconta la storia dell'antico specchio d'acqua, oggi scomparso, che sorgeva al confine con le attuali province di Cremona, Milano, Bergamo e Lodi. Si chiamava appunto Gerundo, si estendeva per circa duecento chilometri quadrati e si è prosciugato definitivamente attorno all’Anno Mille, ridotto a qualche sparuta palude. Oggi di quell’antico e a tratti leggendario lago restano tracce nella toponomastica della zona (il termine “gera”, che significa ghiaia, è infatti presente in molti nomi di paesi e strade), ma anche nella geografia del territorio: in alcuni paesi è ancora ben visibile la “sponda” del lago che non c’è più. Il territorio dell’antico lago è ancora strettamente legato all’acqua, tra fontanili, canali e fiumi. Il lago – racconta il libro – raggiunse la sua massima espansione probabilmente tra il cinque e il tremila avanti Cristo, proprio quando l’uomo arrivò per la prima volta in questo territorio: cacciando e vivendo – guarda caso – su palafitte, si spostava sulle acque paludose del lago grazie a piroghe monossili, imbarcazioni molto elementari, realizzate con un tronco d’albero scavato. Alcune sono arrivate fino a noi: tra queste, il volume cita quella custodita nell’abbazia di Abbadia Cerreto (Cremona). Un’intera parte del libro è inoltre interamente dedicata a Tarantasio, il mostro - drago o biscione che fosse - del Gerundo: per la prima volta vengono raccontate tutte le leggende sulla sua uccisione, la più nota delle quali è quella avvenuta per opera del capostipite dei Visconti, che poi inserì nello stemma della casata il simbolo del biscione, in seguito ripreso da varie realtà come l’Alfa Romeo, la Fininvest e l’Inter.
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