Durante l’Internazionale del bovino da latte ha tenuto banco la questione del prezzo troppo basso. Italatte, dopo aver fatto sapere che per i mesi di ottobre, novembre e dicembre avrebbe praticato i seguenti prezzi: 33,3; 33,1 e 32,9, sotto la pressione degli allevatori, ha corretto il tiro confermando anche per ottobre il prezzo di 33,9 centesimi al litro e sospendendo la indicizzazione al mercato tedesco. Il presidente della sezione latte di Confagricoltura, Luigi Barbieri, ha preso atto della decisione dell’industria e “sulla presa di coscienza che non si può continuare a ribassare il prezzo del latte; ma quanto proposto è ancora insufficiente perché si sta parlando di prezzi insostenibili per gli allevatori”. E questo dura ormai da un anno.
Al Ministero dell’Agricoltura è stato spostato il tavolo del latte al giorno 12 e intanto gli agricoltori si stanno organizzando per scendere in piazza e manifestare il loro malessere. E lo stanno facendo di comune accordo: Confagricoltura e Coldiretti lombarde si sono accordate per presidiare due poli importanti per Lactalis: da venerdì pomeriggio a domenica presidio presso il centro logistico di Casalpustrerlengo – Ospitaletto lodigiano e da lunedì a mercoledì il presidio si terrà presso lo stabilimento produttivo di Corteolona in Provincia di Pavia. Il primo dei due eventi sarà coordinato da Coldiretti ed il secondo da Confagricoltura Lombardia. In ognuno dei presidi sarà comunque garantita la rappresentanza di entrambe le organizzazioni. Gli agricoltori si compattano di fronte ad un grave problema comune.
“La nostra capacità di resistere all’indifferenza della industria lattiero casearia davanti ai profondi problemi dei produttori di latte è giunta al termine: siamo pronti ad affiancarci a tutte le altre sigle sindacali che decideranno di compiere gesti di protesta importanti – ha detto Antonio Boselli, commissario della Libera di Cremona e componente di giunta di Confagricoltura – perché la nostra Organizzazione persegue l’unità di intenti quando i propri allevatori patiscono una situazione di mercato così difficile e crede fortemente che solo un’agricoltura unita può scardinare le priorità lucrative dell’industria e ottenere un equo riconoscimento di prezzo per gli allevatori”.
Una posizione che è frutto degli incontri tenutisi negli ultimi giorni con gli allevatori associati, costretti a confrontarsi quotidianamente con una situazione sempre più allarmante.
“Non possiamo più proseguire lungo questa strada, perché l’unico esito sarebbe la chiusura delle aziende in quanto i costi di produzione sono nettamente superiori al prezzo riconosciuto all’allevatore e questo è diventato economicamente insostenibile ed umanamente indecente. Inoltre chiediamo al Governo, oltre a tutte le misure e facilitazioni introdotte di recente, di sostenerci in questo nostro sforzo nei confronti dell’industria di tarsformazione”.
La grave situazione coinvolge tutti gli allevatori della Lombardia e per questo motivo è necessario unirsi in una singola manifestazione di piazza per portare la questione all’attenzione dell’intera opinione pubblica e lanciare un chiaro messaggio ai trasformatori.
Anche secondo il presidente della Federazione Nazionale Lattiero – Casearia di Confagricoltura, Luigi Barbieri, ciò che può invertire la rotta della grave congiuntura economica è l’aggregazione tra tutti i veri protagonisti dell’agricoltura: “Abbiamo bisogno di unire non solo l’offerta per essere più forti sui mercati nazionali ed internazionali, ma anche le iniziative di protesta”
“Solo se ci mostreremo compatti e coesi – prosegue Luigi Barbieri– chi ha il potere e il dovere di sostenere il settore non potrà nascondersi dietro alle divisioni sindacali che, se fino ad oggi hanno fatto parte della dialettica e del confronto, ora sarebbero incomprensibili e ingiustificabili nei confronti degli allevatori”.
Servono aiuti, interventi specifici e se per ottenere questi risultati serve scendere in piazza o addirittura compiere gesti più importanti e clamorosi, Luigi Barbieri non si tira indietro: “L’unità degli allevatori per avere risposte concrete da parte delle Istituzioni e una più equa distribuzione del valore lungo la filiera del latte risultano indispensabili per frenare questa crisi senza fine”.
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