tra riti e leggende
molto antiche: ve ne sveliamo alcune
In tutto il mondo si festeggia il Capodanno: per ogni paese esistono diverse usanze, pagane o religiose, a cui occorre far fede per portare fortuna al nuovo anno che arriva. La mezzanotte segna un momento di passaggio che ricorda la fine di qualcosa e l’inizio di un nuovo percorso. Tutti i simboli e le usanze di Capodanno hanno radici storiche molto antiche e radicate che spesso non sono conosciute. Ad esempio perché ci si veste di rosso, oppure perché ci si bacia sotto il vischio, oppure ancora perché porta bene mangiare le lenticchie o il melograno, perché si sparano i botti o perchè si gettano le cose vecchie. In realtà si tratta, per la maggior parte, di usanze importate. La prima volta, ad esempio, che a Cremona si trovarono cocci e stoviglie in strada, con una certa meraviglia dei primi passanti, fu la mattina del Capodanno del 1960. Prima di allora nessuno si era mai sognato di farlo e la stranezza venne scrupolosamente annotata.
In realtà le tradizioni cremonesi affondano le loro radici più profonde della tradizione contadina.
Prima dell’avvento del cotechino e dello zampone, il piatto forte del pranzo di Capodanno era ad esempio un cibo per stomaci forti come il musetto di maiale bollito, in quanto il grugno e la zampa erano le parti che il maiale usava per scavare la terra e trovare il cibo ed erano quindi ritenute di buon augurio. Avevano il valore simbolico di tenere lontane la fame, la carestia e la povertà...
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