Il Presidente degli Industriali di Cremona, Mario Caldonazzo, ha iniziato i lavori dell'assemblea ricordando la figura di un grande imprenditore, Steno Marcegaglia, da poco scomparso, e invitando la sala ad un minuto di silenzio. Quindi la sua relazione, puntuale ed appassionata sull'esperienza di presidente degli industriali che si avvia alla conclusione. Ricordando «l’ostinazione degli imprenditori» che si sono opposti alla crisi di questi anni. «Ne è un esempio Cremona, dove la recessione ha affondato il colpo ma dove le imprese hanno fatto sforzi eccezionali per resistere, per tenere saldo il timone di realtà costruite in generazioni e per garantire certezze ai propri collaboratori». Rivolgendosi al presidente Maroni caldonazzo ha proposto, ricordando anche le opportunità offerte dal porto di Cremona e dall'area di tencara che fanno dell'intermodalità il loro valore aggiunto, un grande “patto regionale con le imprese” che concentri sulla crescita gli sforzi dei prossimi anni».
Il numero uno degli industriali cremonesi ha individuato, in particolare, la necessità di politiche di attrazione degli investimenti, aree di interesse regionale, la definizione di strumenti negoziali quali il Contratto di Insediamento, e una'Agenzia di marketing territoriale. Prioritari, anche, la formazione delle persone e le politiche attive del lavoro e le infrastrutture, come la Cremona-Mantova e la navigabilità del Po.
Pronte le risposte degli ospiti:
Aurelio Regina: «L'Italia è stata colpita dalla più grave crisi economica della sua storia. Dal 2007 il Pil è caduto di quasi il 9%. Gli occupati sono diminuiti di 1,7%. Gli investimenti sono calati del 30%. Cemento: da 50 milioni di tonnellate prodotte siamo scesi a 19.
La produzione industriale è scesa del 25% e abbiamo perso capacità produttiva per il 15%. Durante la crisi le imprese hanno cercato di difendere anche con i denti l'occupazione. Tuttavia sono molte le aziende che hanno cessato l'attività.
Il costo del lavoro è continuato a salire ampliando la perdita di competitività rispetto ai nostri competitori in Europa. La sopravvivenza di molte imprese è minacciata: c'è un'Italia più povera e più diseguale. L'Italia rimane nell'Eurozona il Paese che cresce meno. Competitività e maggiore occupazione per la crescita sono le nostre priorità. Il Paese sembra aver deciso quasi inconsciamente di non essere più una grande potenza industriale. Il Paese deve sciogliere tre nodi: il fisco, dove il peso ha raggiunto il 60%. E' fra le più alte al mondo. Come è possibile avviare le politiche per dare occupazione. Bisogna alleggerire il costo del lavoro. Altrimenti non ci sarà nuova occupazione.
Serve una vera politica industriale perchè in questi anni non sono state fatte scelte chiare. Le energie rinnovabili costano oltre 12 miliardi di euro l'anno su una bolletta di 40 miliardi di euro. Si è caricato un peso enorme su un Paese manifatturiero.
E' mancata una visione di lungo termine. Servono dei driver forti di sviluppo. Il terzo capitolo riguarda la sburocratizzazione e la digitalizzazione del Paese. Serve un quadro regolatorio stabile. E va riformato il titolo V della Costituzione, uno dei disastri di questo Paese. Ci sono 1700 ricorsi per altrettanti conflitti di attribuzione. Abbiamo smesso di pensare al nostro futuro. Abbiamo ammazzato il nostro futuro.
Questo Paese esce dalla crisi se stiamo tutti assieme. Perchè è un Paese fragile e diviso».
Roberto Maroni: «Bisogna valutare il sistema pubblico nelle sue concrete declinazioni. Il sistema pubblico italiano ha una media di pagamento che è più del doppio della media europea. In Lombardia è 30 giorni. La Lombardia non è in grado di competere col Canton Ticino sul mercato del lavoro ma è in grado di competere per gli investimenti in ricerca e sviluppo. La Lombardia è la prima regione in Italia e in Europa. Se tutte le regioni italiane adottassero gli standard lombardi l'Italia risparmierebbe 30 miliardi di euro, un terzo della spesa per gli interessi sul debito. C'è un modello, è la Lombardia. La Regione ha sostenuto e continuerà a sostenere le imprese. In provincia di Cremona fra il 2010 e il 2013 ha erogato finanziamenti a 950 imprese per 157 milioni di euro. La misura "Credito adesso": finanziate domande per 9 milioni di euro. "Credito in cassa": 1 miliardo di euro a disposizione delle imprese per i pagamenti che i Comuni hanno verso le imprese. Non sono soldi messi da noi ma abbiamo creato la struttura. I comuni lombardi i soldi ce li hanno ma non possono pagare per il patto di stabilità. I Comuni lombardi hanno in cassa 8,5 miliardi di euro per il patto di stabilità che qualcuno chiama patto di stupidità. I costi della sanità in Regione Lombardia sono i più bassi in Italia. Se fosse applicato il principio dei costi standard avremmo un beneficio di 10 miliardi di euro.
Fra le misure che abbiamo preso c'è n'è una rilevante: accise sulla benzina nelle province che confinano con il Canton Ticino. E questa mattina abbiamo deciso l'azzeramento dell'Irap sulle start up innovative, 30 milioni di euro per le imprese dei giovani. E' l'inizio di una rivoluzione che rappresenta il nostro programma di governo. Accolgo con favore la proposta di un patto regionale per lo sviluppo. Il mio compito è trovare i soldi per finanziare idee, progetti, di cui la regione è ricchissima. Il confronto e il dialogo è l'unico strumento possibile per dare un aiuto ai giovani evitando la delocalizzazione delle imprese». Infrastrutture: «Ci investiamo molto. A volte c'è la reazione del territorio ma io sono determinato a farle perchè sono convinto che siano fondamentali se fatte nel mondo giusto. Intendo completare tutte le infrastrutture previste dal mio programma». Expo: «Una grande occasione per Milano e per i territori ma non solo nei sei mesi della manifestazione. Deve avere un gradne ritorno per gli anni successivi. Dobbiamo valorizzare il grande patrimonio che abbiamo. Per questo abbiamo costituito una società, Explora, che ha il compito di raccogliere le proposte per far confluire nei territori le proposte per Expo. La società inizierà a lavorare da domani partendo da Varese. Io voglio che i turisti di Expo si innamorino di questa regione. Non possiamo arrivare al 2015 con le strade a metà. Stiamo recuperando il terreno perduto».
Maurizio Lupi: «Mi interessava essere qui perchè è l'assemblea degli industriali di Cremona. A noi che è stata chiesta una grande azione di responsabilità occorre capire che il mondo della politica non finisce nel palazzo. Quel palazzo deve rappresentare un Paese vivo. Bisogna tornare a svolgere il ruolo che la politica e le istituzioni devono svolgere, rimettersi in gioco tutti. E se non siamo coscienti che qui la partita o la vinciamo tutti o la perdiamo tutti. Ecco perchè la settimana scorsa in Parlamento abbiamo fatto quella scelta. Solo la concretezza dei fatti potremo permetterci di recuperare quella distanza ormai quasi insanabile fra i cittadini e le istituzioni. Bisogna iniziare a realizzare le piccole cose per traguardare gli obiettivi più ambiziosi. Per dare un messaggio di posibilità, di orgoglio comune. Perchè la sfida che abbiamo davanti è questa e ognuno di noi ce la deve mettere tutta. Dobbiamo costruire dei pilastri che siano solidi perchè il fattore tempo oggi gioca una partita fondamentale. Oggi dobbiamo sostituire la parola rigore con la parola crescita. Rigore più tagli alla spesa indifferenziata portano al blocco dell'economia. La grande opera deve essere un moltiplicatore delle opere più piccole: deve essere una filiera in grado di rimettere in moto un sistema produttivo».
Alitalia: «Dovevamo decidere se in un Paese che guarda al suo futuro e che considera il manifatturiero un asset industriale deve salvaguardare i propri asset strategici con un ruolo del pubblico che rimette in gioco il privato. Io voglio fare scelte forti: 90 aeroporti non hanno più senso in un contesto che è globale. La sfida non è fra noi ma fra l'Italia e gli altri Paesi. E mettiamoci insieme. Che cosa doveva fare un governo se quello è un asset strategico: in un momento come questo lasciare fallire la compagnia di bandiera che messaggio avrebbe lanciato? Il governo c'è e favorisce le sinergie industriali. L'operazione Alitalia è un modo diverso di dimostrare che lo Stato è il governo possono sostenere e aiutare e imprese. Air France che pensava di portarcela via Alitalia con poco ha sottoscritto l'aumento di capitale.
Abbiamo individuato un'azienda sana gestita da manager preparati con la funzione di moltiplicatore. Questi sono i segnali giusti per rimettere il Paese nelle condizioni di svolgere la sua funzione e di rilanciarlo nella sfida con i mercati globali».
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