«L’attuale impianto normativo che legittima Convenzioni e Unioni dei comuni è insostenibile».
Può spiegare?
«Negli anni sono venuti meno i contributi e, nel caso delle Unioni, la creazione di un ente del tutto nuovo, con un lavoro che raddoppia senza una doppia retribuzione, non aiuta le amministrazioni. Il personale mi dice: ma chi me lo fa fare?».
Michel Marchi, sindaco di Gerre de’ Caprioli al secondo mandato, assesta un colpo micidiale alle illusioni di chi, ancora oggi, ritiene le forme di gestione associata dei servizi comunali una strada vantaggiosa e quindi percorribile. Non lo sono più, dice. Forse, non lo sono mai state. Colpa (anche) di una burocrazia asfissiante e del continuo cambiamento delle norme. «Lo sa che quest’anno, dopo una lunga serie di proroghe, il ministero ha detto chiaramente che l’approccio sul bilancio di previsione cambia totalmente? Entro il 15 settembre abbiamo inviato gli indirizzi; entro il 31 dicembre, inderogabilmente, va dato via libera al bilancio di previsione 2024-2026. E in più, dall’anno prossimo cambia pure la struttura del bilancio stesso». Marchi è vicepresidente del Dipartimento Piccoli comuni di Anci Lombardia e conosce bene la materia. Soprattutto, perché amministra un comune in unione con il confinante Stagno Lombardo.
Sindaco, significa che non ha più senso che esista l’Unione Fluvialis Civitas?
«Non ho detto questo. Tra Gerre e Stagno funziona molto bene il servizio condiviso di polizia locale. Come nell’Unione tra Casalbuttano e Corte de’ Cortesi. Dobbiamo domandarci se questo giustifica l’esistenza di un nuovo ente come, appunto, una Unione».
Attualmente, il territorio provinciale ha attive 14 Unioni…
«Sì, sono quelle che si reggono in piedi perché hanno trasferito tutte le funzioni e, avendo costituito uffici unici, procedono per inerzia. Oppure sulla base di qualche contributo. Sono due le cose che, da qui in avanti, avrebbe senso fare».
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