esito della propaganda»
I problemi reali sono i tempi processuali e la carenza d’organico
E’ destinato a far discutere a lungo il disegno di legge sulla riforma della Giustizia targato Carlo Nordio e approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 15 giugno. Tra le principali novità, l’abuso d’ufficio che scompare, mentre si riduce drasticamente la portata del traffico di influenze illecite. Si ampliano i divieti per i giornalisti in materia di intercettazioni, il pm non potrà più impugnare le sentenze di assoluzione, a meno che non si tratti di reati particolarmente gravi, mentre sulla richiesta di custodia cautelare in carcere si dovrà pronunciare un collegio. Prima della decisione, inoltre, l’indagato dovrà essere interrogato dal giudice, pena la nullità della misura. Un testo, quello del ddl pensato dal ministro Nordio, che incontra posizioni molto diverse tra forze politiche, magistrati e avvocati. I Cinque Stelle condannano il provvedimento, il Terzo Polo si dice favorevole, nel Pd ci sono posizioni diverse sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio. E mentre l’Associazione Nazionale Magistrati boccia il progetto di legge, da qualche associazione di avvocati arrivano commenti positivi.
Tra i magistrati critici con la riforma Nordio c’è Claudio Castelli, presidente della Corte d’Appello di Brescia, il cui distretto comprende i circondari dei quattro tribunali ordinari di Cremona, Bergamo, Brescia e Mantova.
Presidente, come giudica la riforma del ministro Nordio?
«Una prima osservazione di metodo. Con il PNRR ci siamo presi impegni estremamente gravosi con l’Europa anche in materia di giustizia con obiettivi ambiziosi di riduzione dei tempi processuali, oltre che dell’arretrato civile. Bisognerebbe concentrarsi su questi obiettivi, che invece oggi sembrano dimenticati, e per farlo è necessaria una stabilità normativa e organizzativa. Non si può continuare a cambiare le regole del gioco senza avere una valutazione di impatto delle riforme proposte»....
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