Un anno è il tempo che stanno sopportando anziani e disoccupati lombardi – erano oltre 5000 le famiglie lombarde nel 2021 hanno ricevuto una raccomandata da parte delle ATS per indebita fruizione di prestazioni sanitarie o di medicinali, migliaia poi sono state spedite all’inizio 2022 e sono tutt’ora in spedizione – nell’attesa che Regione Lombardia proroghi la normativa che esonera dal pagare la sanzione amministrativa per il mancato pagamento dei ticket sanitari e che consenta la rateizzazione della somma dovuta.
Un’attesa estenuante, lunga esattamente 365 giorni fa un vero e proprio limbo normativo nel quale sono costretti centinaia di cittadini lombardi: era l’11 maggio 2021 quando il Consiglio Regionale approvava l’Ordine del Giorno n. 1823 che impegnava Regione Lombardia a deliberare nel primo provvedimento di legge utile un’ulteriore proroga.
«Oramai stiamo chiedendo da un anno la proroga di questa norma. Oggi la delibera non è ancora arrivata. Continuiamo a ricevere rassicurazioni dalla Regione Lombardia e ora pare che il tanto atteso emendamento potrebbe, a questo punto il condizionale è d’obbligo, essere presentato nella legge di assestamento di bilancio prevista per giugno o luglio. Ma nel frattempo cosa faranno tutti quei pensionati e lavoratori che hanno aspettato finora e che sono ormai fuori dal termine dei 60 giorni per il pagamento?» dichiara Federica Trapletti, Segretaria Regionale SPI Cgil Lombardia.
«Si è venuta a creare una situazione insostenibile, complicata anche da comportamenti disomogenei da parte delle varie ATS. Certo è che Regione Lombardia, nella sua inerzia, sta incassando migliaia e migliaia di euro di tutti coloro che hanno preferito pagare anche la sanzione per non rischiare ulteriori addebiti» aggiunge Monica Vangi, Segreteria CGIL Lombardia.
«Ciò che chiediamo è che Regione Lombardia prenda una posizione definitiva, a partire dalla sospensione dell’invio di ulteriori verbali fino a quando non avrà deliberato e congelando la decorrenza dei termini per coloro che hanno già ricevuto la contestazione» concludono Trapletti e Vangi.
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