E’ partito dal Migliaro con un sogno. Diventare pilota. Nonostante innumerevoli difficoltà e peripezie, Stefano Bertoni è riuscito a centrare il suo obiettivo e oggi lavora per una delle più importanti compagnie aeree europee. Ci siamo fatti raccontare la sua storia, particolarmente interessante e di attualità in un momento in cui, dopo un lunghissimo stop dovuto all’emergenza sanitaria, anche il trasporto aereo, fra i settori più danneggiati dalla pandemia, si prepara a tornare alla normalità con l’allentamento delle restrizioni e la ripresa della stagione turistica.
Diventare Comandante di aerei di linea. Non è propriamente un lavoro per tutti. Quando ha pensato a questa come a una professione?
«Oggi molti ragazzi - lo vedo anche con i miei figli - non hanno le idee abbastanza chiare, o degli obiettivi da raggiungere, oppure dei sogni. Io sono partito da un sogno, che poi si è realizzato. L’importante è avere un’idea, l’ho detto tante volte ai miei figli. Mi piacerebbe vedere anche in loro qualcosa di simile».
Quanti figli ha?
«Due: la prima ha quasi 18 anni e fa la quinta liceo e il secondo ha 14 anni e fa la prima liceo».
Qualcuno di loro è intenzionato a seguire le orme del padre?
«Qualche volta ho chiesto, ma non ho insistito più di tanto perchè credo che ognuno debba seguire la propria strada. Ho provato, qualche volta, a suggerirgli la possibilità fare il controllore di volo, un lavoro altrettanto importante e di alta professionalità. Ma al momento non ho avuti particolari riscontri»».
Torniamo alla sua storia.
«Per me tutto è iniziato all’età di undici o dodici anni. In quel periodo, ho iniziato a confrontarmi con qualcosa di totalmente nuovo, di totalmente esterno a noi, quando i miei genitori hanno avuto la lungimiranza, la capacità e l’opportunità di aderire a un programma del circolo Fodri attraverso il quale era possibile ospitare in casa propria delle famiglie che venivano da altri Paesi. Nel ’79, io avevo dodici anni, siamo andati a trovare una famiglia americana residente nel Kentucky. Mi ricordo quel particolare: a Malpensa, in questo piazzale enorme, scendemmo dal pullman e guardammo questa “cosa mastodontica” che era il Boeing 747 dell’Alitalia. Quel viaggio in aereo è stata una folgorazione...
Alessandro Rossi
(con la collaborazione di Ana Vera Teixeira)
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