Si è fermato solo adesso che, esattamente come accadde in occasione della prima ondata, il Parlamento europeo ha deciso di sospendere le attività in presenza. Ma fino a pochi giorni fa l’On. Massimiliano Salini era andato regolarmente a Bruxelles per svolgere il proprio lavoro. Ora anche il Belgio, ormai da qualche giorno, è piombato nell’inferno del lockdown per il progressivo aggravarsi della situazione a livello sanitario che ha indotto il Governo a chiudere quasi tutto. E proprio dal cuore delle istituzioni europee, dove lavora, Salini ci racconta l’emergenza sanitaria che, da qualche settimana, ha costretto quasi tutti i Paesi, con pochissime eccezioni, a varare drastiche misure per il contenimento del contagio, con l’auspicio di poter garantire ai cittadini una parvenza di normalità almeno in occasione delle feste di Natale. Solo fra qualche settimana sapremo se le pesanti restrizioni alla mobilità delle persone e a molte attività economiche, costrette a chiudere, avranno prodotto l’effetto sperato. L’europarlamentare, da parte sua, ammette come il Belgio non abbia «brillato per ordine nelle decisioni, cosa che invece si è vista in altri Paesi che hanno manifestato una linea più chiara, ad esempio la Germania, ma anche la Francia, mentre in altri Stati, fra cui inserisco serenamente anche l’Italia, la chiarezza non c’è stata e non c’è ancora oggi. Questa indeterminatezza sta mettendo veramente a dura prova gli equilibri, anche mentali, degli imprenditori». Ma al netto degli errori commessi, un po’ ovunque, Salini sottolinea come la pandemia non potesse essere affrontata dall’Europa con gli stessi strumenti utilizzati dalla Cina, perchè «i nostri popoli rifiutano queste costrizioni, non essendo disposti a cedere quote della loro libertà»...
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