«Oggi mi trova un po’ così; le aspettative erano diverse. Siamo chiusi ormai da 65 giorni, il primo giugno saranno quasi cento. Ci aspettavamo ci dicessero come ripartire, e invece ancora niente... Come e quanto potrà resistere il nostro tessuto economico, le nostre aziende, il commercio, gli artigiani le partite Iva...». Francesco Passerini, classe 1984, dal 2016 è il sindaco, in quota Lega, di Codogno. Il paese che, dal 20 febbraio scorso, si è trovato a fronteggiare per primo in Italia, anzi in Europa, l’emergenza coronavirus. 16.100 abitanti (e per il bollettino coronavirus: 338 contagiati - dato di lunedì - e 221 morti totali fino al 22 aprile, rispetto a una media di 90 degli anni scorsi), stretto tra le province di Piacenza e Cremona, Codogno è stato al centro della prima Zona Rossa: tutto chiuso - per davvero - per due settimane, aperti solo farmacie e negozi di generi di prima necessità. Niente fermate dei treni, pochissime possibilità di uscire dal territorio, varchi controllati dalle forze dell’ordine. Un silenzio atterrito, rotto solo dal rumore delle sirene delle ambulanze. Sembra una vita fa, quando ancora si pensava che...
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