Durante questa drammatica Quaresima di lotta contro l’epidemia e contro la morte, abbiamo già dato voce a tanti pensieri e sentimenti, utili a sentirci tutti coinvolti nella medesima prova. In questa Pasqua, che accogliamo davvero come un dono del cielo, mi limito a fare gli auguri. Quelli che ci saremmo fatti per strada, nel vociare delle piazze e alla fine delle Messe.
Ne faccio alcuni, sapendo di dimenticarne altri. Semmai, continuerete voi...
Auguro ai malati di guarire.
Auguro ai medici e agli infermieri di farcela e, presto, di potersi riposare.
Auguro a chi ha avuto lutti in famiglia o in comunità di poter presto celebrare degnamente il loro ricordo.
Auguro alle famiglie di uscire dalla quarantena più unite di prima.
Auguro ai responsabili delle Istituzioni di riconoscere quanto han fatto insieme, e di non dividersi in polemiche sterili.
Auguro ai sacerdoti di poter celebrare belle domeniche con le loro comunità.
Auguro ai bambini di giocare tranquilli.
Auguro ai mass-media di poterci raccontare tante buone notizie.
Auguro alle imprese di avere tanto lavoro.
Auguro ai più deboli di non venire dimenticati.
Auguro ...
Lo so che non sarà facile realizzare presto tutti questi auspici.
Perciò, auguro a tutti di non dimenticare, di riflettere ancora nel silenzio, di invocare lo Spirito perché ci dia luce sul nostro futuro, di imparare la lezione, di osare cambiare ciò che va cambiato. Auguro a me stesso e a ciascuno di voi di riconoscere che anche così il Cristo Risorto, Signore del cosmo e della storia, eppure rifiutato e crocifisso da noi peccatori, ci è venuto incontro per amore, per salvarci, per prenderci per mano e rimetterci sul giusto cammino, verso il Padre.
Se non fosse così, che Pasqua sarebbe?
Ma se è così, è una Pasqua gravida di risurrezione e di gioia. Che riempie i nostri cuori di più sospirati e maturi “Alleluia”.
Non solo ve lo auguro, ma ve lo annuncio e prometto, in nome di Dio.
+ Antonio Napolioni
vescovo di Cremona
© Riproduzione riservata
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