a seguire il Generale, più volte ospite a Maiatico
L’analisi dell’epistolario di Teresa Trecchi permette di inserire la sua figura all’interno degli eventi storici ai quali essa si trovò ad assistere e di evidenziare il suo atteggiamento di fronte a essi. Ho già osservato come della bellissima Marchesa non esistano ritratti: ciò che per la verità non stupisce più di tanto, abituati come siamo sempre stati a considerare protagonisti della storia gli uomini e poco chiedendoci sull’eventuale presenza di una componente femminile. Partecipazione che pure ci fu, anche se si è spesso dubitato che essa fosse dettata da convinzioni elaborate dalle donne in prima persona e non per influenza dei propri uomini.
Tornando al corpus, sono numerosi i punti nei quali Teresa dà libero sfogo alle proprie riflessioni politiche e sociali, prende apertamente posizione sugli eventi e apre l’orizzonte, in maniera diretta e per noi preziosa, verso una realtà che supera il dato contingente e personale per sfociare nel riferimento al quadro politico ottocentesco e ai personaggi che ne facevano parte. Manifestando anche con forza la singolarità della sua concezione del ruolo femminile: Oh donne! Donne siete sempre incerte, che rendete per la vostra incertezza difficile le cose più facili! No, no, questo non è il mio caso! Io non era esitante, ma fermissima nella mia risoluzione.
Riguardo a Teresa, è opportuno parlare non di un’azione diretta e concreta, ma di coinvolgimento ideologico alle idee liberali e, di conseguenza, di atteggiamento antiaustriaco, di chiara derivazione familiare. Certo il suo ruolo non fu di eclatante vistosità, tuttavia è possibile riconoscerle che, messa dalle circostanze di fronte a eventi storici di grande portata, essa si è dimostrata in grado di esprimere con libertà e indipendenza di giudizio le proprie convinzioni e i propri orientamenti politici. È evidente che una tale apertura mentale non poteva nell’Ottocento essere propria dell’intero universo femminile, ma di una cerchia ristretta, alla quale faceva da contraltare la preponderanza di tutte quelle donne che, in virtù della posizione sociale, erano ritratte nelle riviste del tempo per l’indubbio fascino, messo in risalto dai dettami della moda, non per la loro personalità; nonché di quelle che si ritrovavano di fatto relegate all’ambito familiare come mogli e madri. Penso alla drammatica conclusione di una relazione ispettiva del Governo del 1870: “L’istruzione della donna è riguardata come qualcosa che debba distrarla dal suo ufficio e poco meno farle perdere la sua natura. Le si concede di saper leggere a condizione che non legga”....
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