Stai a vedere che avevano ragione i Cobas del latte. Da sempre contestano l'inesattezza dei calcoli sulla produzione del latte in Italia e forti di questa convinzione hanno rifiutato di mettersi in regola comprando quote o pagando multe. Al contrario di quanto hanno fatto la maggior parte degli allevatori, che invece si sono messi in regola. E ora tutto sembra tornare in discussione perché i calcoli di Agea (di lì passano le multe latte) non sarebbero esatti. Questa degli errori commessi nel calcolare la produzione latte e nell'attribuzione delle quote individuali agli allevatori non è certo una novità. Era il 2009 quando l'allora ministro dell'Agricoltura, Luca Zaia, si affidò ad una commissione di inchiesta per valutare la situazione. L'indagine fu affidata al nucleo dei Carabinieri del Mipaaf che misero in luce numerose incongruenze nella raccolta dei dati.
La parola alla magistratura - Un gruppo di allevatori non si è però arreso ed ha affidato ad un legale il compito di rivolgersi alla magistratura per verificare la correttezza nell'applicazione del regime delle quote latte. A distanza di quattro anni la vicenda ora torna alla ribalta per la decisione della magistratura romana che archiviata l'ipotesi di truffa, ha rinviato la questione al Pubblico ministero per verificare l'ipotesi di reato di falso in atto pubblico da parte di Agea. Se venisse confermata la presenza di dati errati, la reale produzione di latte in Italia risulterebbe inferiore e “salterebbero” le multe comminate dal 2005 in avanti (per gli anni precedenti scatterebbe la prescrizione). “Se veramente i conti sono sbagliati – ha affermato il neo presidente di Coldiretti, Roberto Mocalvo – vanno restituti 2,4 miliardi di euro a tutti gli allevatori che hanno versato multe non dovute e acquistato quote non necessarie.”
Intanto le stalle chiudono - Ora gli allevatori dovranno armarsi di pazienza e attendere che “la magistratura faccia il suo corso”, cosa che in Italia non è mai rapida. Nel frattempo sarà doppiamente amaro onorare il pagamento delle rate per le multe passate. Quelle nessuno, almeno per il momento, le ha ancora cancellate e chissà se mai sarà possibile. Certo, sarà più difficile per gli esattori (quelli di Equitalia e quelli di Agea) bussare alla porta delle stalle per pretendere il pagamento di multe che al momento nessuno sa se dovute oppure no. E chi ha investito capitali nell'acquisto di quote si domanderà quando e chi mai lo rimborserà dell'eventuale maltolto. Per non parlare dell'immagine dell'Italia di fronte a Bruxelles, alla quale dovremmo confessare la nostra incapacità di contare vacche e pesare latte. Nel frattempo le stalle continuano a chiudere e delle 120mila di venti anni fa ne sono rimaste meno di 40mila. E la colpa non è solo delle quote, ma di un mercato asfittico che paga il latte meno di quanto costi produrlo.
La presa di posizione della Coldiretti - “Se veramente i conti sono sbagliati vanno restituiti 2,4 miliardi di euro a tutti gli allevatori che hanno versato multe non dovute e acquistato quote non necessarie”. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che la stragrande maggioranza degli allevatori ha sempre avuto fiducia nello Stato e ha investito risorse per rispettare le regole. Se emergessero errori, i primi a dover essere tutelati e risarciti devono essere proprio quanti – sottolinea Moncalvo - hanno fatto sacrifici credendo nello Stato. La questione quote che si trascina da quasi 30 anni - denuncia Moncalvo rischia pero’ di fare passare sotto silenzio i veri problemi degli allevamenti da latte che sono il prezzo, le contraffazioni e le importazioni anonime. Oggi migliaia di stalle stanno chiudendo perché il prezzo riconosciuto dai trasformatori non riesce neanche a coprire i costi di produzione anche per effetto delle importazioni dall’estero di latte da “spacciare” come italiano. Tre litri di latte a lunga conservazione su 4 – sottolinea la Coldiretti - vengono dall’estero senza alcuna indicazione in etichetta come pure la metà delle mozzarelle in vendita in Italia. Negli ultimi tre anni – ricorda la Coldiretti - è stato scongiurato il rischio multe per le quote latte perché la produzione nazionale è sempre rimasta sotto il tetto massimo assegnato dall’Unione Europea all’Italia, oltre il quale scatta il cosiddetto splafonamento e le sanzioni conseguenti. La questione quote latte è iniziata 30 anni or sono nel 1983 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Il 1992 con la legge 468 poi il 2003 con la legge 119 e infine il 2009 con la legge 33, sono le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte in Italia. Degli attuali 38mila allevatori oggi in attività nel nostro Paese (erano 120mila nel 1996) sono solo un po’ più un migliaio quelli che devono alle casse dello Stato 1,7 miliardi di euro di multe maturate in questi ultimi anni. Molti allevatori – conclude la Coldiretti - si sono messi in regola in questi ultimi anni, 15mila hanno rateizzato con la legge 119 del 2003, per 350 milioni di euro, mentre altri 220 milioni di “multe” sono stati regolarmente pagati in questi ultimi 12 anni.
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