Castelli di campagna trasformati nel tempo, ma non per questo piegati da esso. Palazzi signorili che nel corso dei secoli hanno mutato la loro funzione senza perdere fascino. Fortilizi, non vere e proprie rocche, che hanno tracciato per lunghissimi decenni la mappa del potere feudale delle nostre terre. Pizzighettone, Grumello, Breda de’ Bugni, Farfengo: non c’è paese o frazione lungo questo percorso che non rechi all’interno delle proprie mura (reali o virtuali) testimonianze di un passato medievale e rinascimentale dove presidiare il territorio era diventato fondamentale per garantire i commerci e consolidare le alleanze fra signorie.
A Pizzighettone le tracce di questo passato sono tuttora ben visibili. Le mura, che si sviluppano all’interno di un perimetro di cinque chilometri e il susseguirsi di casamatte consentono ai visitatori di viaggiare a ritroso nel tempo. Ma se Pizzighettone resta il simbolo di quell’epoca, basta dirigersi sulla strada per Roggione - dove sorge un santuario costruito nel 1600 - e proseguire verso l’aperta campagna per scoprire diverse altre costruzioni che fecero parte della rete di difesa del territorio cremonese fino al Rinascimento. A Grumello fa bella vista di sé Villa Affaitati Belgioioso, conosciuta oggi come il castello della famiglia Vialli. Riconvertita prima ad uso abitativo e quindi in luogo ideale per cerimonie e banchetti, la villa è uno degli esempi di quell’architettura castellata che ha segnato i destini del territorio. Se la struttura attuale è del Cinquecento, posizione e conformazione fanno supporre che già in precedenza lì si trovasse un altro fortilizio. Si lascia Grumello proseguendo in direzione di Fengo sempre su strada asfaltata, ma poco trafficata e da lì si raggiunge Sesto Cremonese.
Curiosa l’origine del toponimo. Pare infatti derivi dal fatto che in epoca romana il nucleo dell’agglomerato urbano si trovasse al sesto miglio della strada che da Cremona arrivava fino ad Acerra, l’attuale Gera di Pizzighettone. Come altre realtà del territorio nel corso dei secoli il paese fu protetto da fortificazioni di cui si sono ormai perse le tracce.
Lasciando il paese in direzione Casanova del Morbasco si entra in una zona di pregio naturalistico, ancora molto frequentata da pescatori per la presenza nelle acque del cavo di alcune specie ittiche tipiche dei nostri canali come cavedani e cefali. Una volta attraversata la statale Paullese all’altezza di Costa Sant’Abramo, il percorso prosegue in direzione di Breda de’ Bugni dove si trova un’altra delle fortificazioni medievali meglio conservate.
Riprendendo l’Antica Strada Regina, anche in questo caso il toponimo trae origine dalla via di comunicazione che collegava Cremona a Milano, si attraversano diversi borghi rurali del territorio.
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