Amici della cucina cremonese.Conviviali mensili, convegni, pubblicazioni
Da oltre 57 anni chi voglia mangiare nostrano ha una bussola sicura per orientarsi: si tratta degli «Amici della Cucina Cremonese», sorti per valorizzare le tradizioni culinarie locali, conservandone le inconfondibili caratteristiche.
Oggi contano una trentina di soci ed hanno una sede presso la Cascina Cambonino, a Cremona. L’attività è piuttosto intensa, perché, oltre a conviviali mensili, convegni, manifestazioni ed alla realizzazione di libri e pubblicazioni, svolgono anche dal 1984 un’accurata attività di ricerca e selezione dei ristoranti e delle trattorie che più valorizzino e promuovano la cucina tipica cremonese, rilasciando una volta all’anno ai locali migliori una targa in cotto raffigurante lo stemma degli «Amici» da esporre con orgoglio all’esterno.
Il prestigioso sodalizio è stato fondato e presieduto dal comm. Carlo Graviani assieme ad un nutrito gruppo di soci nel giugno 1968; in forma ufficiale, però, come associazione si è costituita più avanti, nel marzo 1982 dinanzi al notaio Ambrogio Squintani.
Nel tempo si sono succeduti vari presidenti: per ricordare soltanto i più recenti, si scorgono nomi noti in città e non solo, quali Mino Galetti, Vittorio Frosi, Ambrogio Saronni, Pietro Romagnoli, Luca Curatti, Paolo Grassi sino all’attuale, Stefano Corbari, in carica dall’anno scorso. Lo abbiamo intervistato.
Presidente, quali caratteristiche della cucina cremonese vi riproponete di tutelare?
«Vede, la nostra è una cucina di sostanza, perché povera, tipicamente contadina, quindi deve nutrire. Va detto poi che tanti piatti, in parte non riconosciuti come cremonesi “puri”, in realtà hanno sfumature molto particolari e peculiari, che è impossibile ritrovare in altre province...


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Mauro Faverzani









