Il messaggio natalizio del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni
Sono stato a Betlemme, con gli altri vescovi lombardi, due mesi fa. In una grotta vuota, a causa della paura per la guerra. E come vorrei tornarci presto, con tanta gente, tutti pellegrini di speranza anche dopo questo giubileo, in tempo di ritrovata pace. Per sorridere e salutare, da cristiani, i nostri fratelli ebrei e quelli dell’Islam, chiamati a una sofferta riconciliazione. Sono sicuro che anche Papa Leone ha questo grande desiderio, dopo aver sfiorato la Terrasanta, volando a sud in Turchia e a nord in Libano.
Il Papa ha espresso anche il desiderio di andare a Kiev, non contro qualcuno, ma per incoraggiare il dialogo tra popoli che gareggiano nella devozione alla stessa Madre, Maria, la madre di Gesù, il Salvatore venuto a portare sulla terra il fuoco dell’amore, lo Spirito di Dio, che può spingerci a far cessare il fuoco delle armi.
Forse è ancora presto (o meglio, è sempre tardi!) per realizzare questi desideri, e dunque non li metteremo via passate le feste. Devono infatti diventare progetti in cantiere, percorsi da intraprendere, passi quotidiani da osare. Tornando subito a Betlemme, col cuore, per contemplare l’unico vero Natale che ci riempie l’anima di serena fiducia: quello di Gesù, Colui che è venuto, viene e verrà. La liturgia della Chiesa ce ne offre l’annuncio sicuro, i segni eloquenti, la grazia interiore, la gioia da spartire. Invito tutti a celebrare così il mistero dell’Incarnazione, districandosi nella giungla dei natali consumistici, superando la tentazione di farne un comodo spettacolo cui assistere dal divano di casa. (...).

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Antonio Napolioni




