Leva volontaria. Simona Malpezzi (PD): «Demagogia contrapporre spesa per sicurezza e spesa sociale»
La senatrice Simona Malpezzi, del Pd, è in questi giorni a Washington per il forum delle relazioni transatlantiche. Malpezzi è anche membro dell’assemblea parlamentare della Nato nel ruolo di relatrice per la commissione politica. Dunque è tra i 281 parlamentari dei 32 Paesi dell’Alleanza atlantica che formano l’assemblea. Siamo nella strettissima attualità. Così come oggi è occasione di dibattito la proposta per una riserva militare ausiliaria di 10 mila uomini, su base volontaria, è stata avanzata, per ora solo verbalmente, dal ministro della Difesa Guido Crosetto.
«Astraendoci per un momento dalla proposta specifica, perché non la conosciamo nei dettagli – risponde la senatrice – il punto centrale è capire il contesto. Oggi la realtà ci dice che purtroppo la guerra è tornata in Europa: quella convenzionale in Ucraina, quella ibrida sul piano cyber e quella cognitiva (l’Italia è un terreno particolarmente vulnerabile alla disinformazione). Parlare di tutto questo dovrebbe essere compito della politica che deve spiegare perché oggi è necessario affrontare il tema della difesa. Sul “come” è necessario discutere».
Il ministro Crosetto porterà in Parlamento tutta la questione delle forze armate a inizio 2026. La leva volontaria è solo un tassello in un piano molto più ampio. Il ministro ha anticipato che chiederà fondi per forze da combattimento esperte, per acquisire i servizi di hacker professionali, per rivedere le indennità di rischio di chi comanda le missioni all’estero e anche l’età pensionabile. L’impegno finanziario sarebbe considerevole…
«Oggi la sicurezza è molto più ampia di come l’abbiamo immaginata. Nella mia esperienza nell’Assemblea Parlamentare della Nato parliamo di cyber, spazio, infrastrutture critiche, resilienza sociale e cognitiva. È evidente che proteggersi dai rischi ha un costo ma mettere in contrapposizione spesa per la sicurezza e spesa sociale è demagogia. Vorrei vedere una politica capace di unirsi nel chiedere all’Europa nuovi strumenti e risorse comuni»...
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Paolo Carini


