Caro Direttore,
ho letto l’articolo su Mario Maggi nell’ultimo numero di “Mondo Padano” e ho voluto ricordarlo brevemente anche io con queste righe e alcune foto... Mario Maggi oltre ad essere per me un grande, sincero amico ed un confidente, era per tutti una persona dolcissima e sempre disponibile, ma anche un grande esperto di musica, di liuteria e di restauro di strumenti musicali... Aveva cominciato giovanissimo a interessarsi e ad appassionarsi agli strumenti; si era diplomato in violino e viola ma sapeva suonare anche molto bene la viola d’amore e molti altri strumenti ad arco e a corda e strumenti di varia natura. Si era interessato anche al pianoforte avendo lavorato per un lungo periodo nella Fabbrica di Anelli ed era anche un bravissimo e capace accordatore. Si era diplomato in violino ad Atene ed in Grecia, durante la guerra, era stato poi fatto prigioniero e successivamente internato in un campo di concentramento dove era costretto a suonare per gli ufficiali nazisti. Non parlava quasi mai di questo triste periodo, anche se una volta mi raccontò di un ufficiale tedesco che era venuto a Cremona in quel periodo ed aveva voluto recarsi a trovare i suoi genitori per portargli i saluti e rassicurarli della sua buona salute. I nostri discorsi riguardavano quasi sempre dei particolari sui nuovi strumenti che stava costruendo, restaurando o aggiustando. Dedicava gran parte del suo tempo libero alla ricerca appassionata ma sopratutto a restaurare i cordofoni, gli aerofoni, i vibrafoni, i carillon, le scatole sonanti. Ogni strumento per lui non aveva segreti e quando ne trovava qualcuno che ne aveva non si dava pace sino a quando non riusciva in un modo o nell’altro a ridonargli il suono originale. Il suo sogno era davvero quello di poter costituire un museo con i suoi strumenti musicali nella sua Cremona. Era felice quando poteva spiegare, specie ai giovani e soprattutto ai bambini, che lo guardavano con gli occhi spalancati e la bocca aperta, i segreti della costruzione dei vari strumenti e a far loro ascoltare i loro suoni particolari.
Quasi ogni anno per un certo periodo, specie quando era in buona salute, mi piacque organizzare delle mostre con suoi strumenti in varie zone d’Italia. Ricordo a Bavero un paio di volte, durante i Concorsi di liuteria, a Villa Fedora, a Perugia nella Rocca, a Grosseto al teatro Goldoni, a Rimini durante il Dismamusicshow e ricordo in ogni mostra il suoi entusiasmo e il suo impareggiabile impegno. Ogni mattina arrivava all’orario di apertura ed era l’ultimo ad uscire; girava le manovelle dei suoi pianoforti e delle scatole sonanti, faceva scorrere le dita sulle corde dei suoi cordofoni, soffiava negli aerofoni in mostra circondato sempre da una miriade di curiosi e in special modo da alunni di ogni età.
Era riuscito a far appassionare alla musica, al restauro ed alla costruzione anche i suoi figli, che sono tuttora validi studiosi, costruttori e restauratori e che seguono ancora le orme paterne. Spiace che Cremona si sia lasciata sfuggire qualche grande occasione e che la città della musica continui a perdere dei treni importanti. Siamo ancora gli unici noi con l’ANLAI a portare in giro per l’Italia questi pezzi eccezionali, come lo scorso anno a Pisogne con “L’omaggio a Mario Maggi” durante la mostra dei grandi quartetti della liuteria italiana e quest’anno al museo della città di Rimini nella rassegna “L’arte del suono il mestiere del liutaio”, in cui gli strumenti di Mario Maggi hanno un posto di rilevanza, erano accanto ad opere di liuteria di grande importanza di Soffritti Rocchi, Capicchion, Bignami solo per fare alcuni nomi di grandi liutai, accanto ai quadri del Baschenis e del Bettera, ai violini dipinti, ai medaglioni e al bozzetto di Stradivari bambino di Floriano Bodini.
Mario Maggi merita davvero che Cremona lo ricordi.
ho letto l’articolo su Mario Maggi nell’ultimo numero di “Mondo Padano” e ho voluto ricordarlo brevemente anche io con queste righe e alcune foto... Mario Maggi oltre ad essere per me un grande, sincero amico ed un confidente, era per tutti una persona dolcissima e sempre disponibile, ma anche un grande esperto di musica, di liuteria e di restauro di strumenti musicali... Aveva cominciato giovanissimo a interessarsi e ad appassionarsi agli strumenti; si era diplomato in violino e viola ma sapeva suonare anche molto bene la viola d’amore e molti altri strumenti ad arco e a corda e strumenti di varia natura. Si era interessato anche al pianoforte avendo lavorato per un lungo periodo nella Fabbrica di Anelli ed era anche un bravissimo e capace accordatore. Si era diplomato in violino ad Atene ed in Grecia, durante la guerra, era stato poi fatto prigioniero e successivamente internato in un campo di concentramento dove era costretto a suonare per gli ufficiali nazisti. Non parlava quasi mai di questo triste periodo, anche se una volta mi raccontò di un ufficiale tedesco che era venuto a Cremona in quel periodo ed aveva voluto recarsi a trovare i suoi genitori per portargli i saluti e rassicurarli della sua buona salute. I nostri discorsi riguardavano quasi sempre dei particolari sui nuovi strumenti che stava costruendo, restaurando o aggiustando. Dedicava gran parte del suo tempo libero alla ricerca appassionata ma sopratutto a restaurare i cordofoni, gli aerofoni, i vibrafoni, i carillon, le scatole sonanti. Ogni strumento per lui non aveva segreti e quando ne trovava qualcuno che ne aveva non si dava pace sino a quando non riusciva in un modo o nell’altro a ridonargli il suono originale. Il suo sogno era davvero quello di poter costituire un museo con i suoi strumenti musicali nella sua Cremona. Era felice quando poteva spiegare, specie ai giovani e soprattutto ai bambini, che lo guardavano con gli occhi spalancati e la bocca aperta, i segreti della costruzione dei vari strumenti e a far loro ascoltare i loro suoni particolari.
Quasi ogni anno per un certo periodo, specie quando era in buona salute, mi piacque organizzare delle mostre con suoi strumenti in varie zone d’Italia. Ricordo a Bavero un paio di volte, durante i Concorsi di liuteria, a Villa Fedora, a Perugia nella Rocca, a Grosseto al teatro Goldoni, a Rimini durante il Dismamusicshow e ricordo in ogni mostra il suoi entusiasmo e il suo impareggiabile impegno. Ogni mattina arrivava all’orario di apertura ed era l’ultimo ad uscire; girava le manovelle dei suoi pianoforti e delle scatole sonanti, faceva scorrere le dita sulle corde dei suoi cordofoni, soffiava negli aerofoni in mostra circondato sempre da una miriade di curiosi e in special modo da alunni di ogni età.
Era riuscito a far appassionare alla musica, al restauro ed alla costruzione anche i suoi figli, che sono tuttora validi studiosi, costruttori e restauratori e che seguono ancora le orme paterne. Spiace che Cremona si sia lasciata sfuggire qualche grande occasione e che la città della musica continui a perdere dei treni importanti. Siamo ancora gli unici noi con l’ANLAI a portare in giro per l’Italia questi pezzi eccezionali, come lo scorso anno a Pisogne con “L’omaggio a Mario Maggi” durante la mostra dei grandi quartetti della liuteria italiana e quest’anno al museo della città di Rimini nella rassegna “L’arte del suono il mestiere del liutaio”, in cui gli strumenti di Mario Maggi hanno un posto di rilevanza, erano accanto ad opere di liuteria di grande importanza di Soffritti Rocchi, Capicchion, Bignami solo per fare alcuni nomi di grandi liutai, accanto ai quadri del Baschenis e del Bettera, ai violini dipinti, ai medaglioni e al bozzetto di Stradivari bambino di Floriano Bodini.
Mario Maggi merita davvero che Cremona lo ricordi.
00:00|September 24, 2013
Gualtiero Nicolini