Il leader degli Aerosmith contro gli sprechi a Cotronei, borgo del nonno
Siamo il Paese che ha la più alta concentrazione di opere d’arte al mondo, il Paese che ha inventato la musica, e tuttavia non rinunciamo mai a “farci riconoscere”, nel senso più negativo del termine. Tante volte, in questa rubrica, abbiamo diffidato coloro che sostengono la cultura come un modo per generare denaro: la cultura genera libertà, civiltà, uguglianza. Genera – perché no? - piacere, questo sì. E chi crede a questi valori considera il denaro qualcosa di secondario, e sia detto senza alcun sentimento di presunzione, spocchia, superiorità. Certo – questo sì – manifestazioni culturali, musicali, artistiche possono favorire un virtuoso volano economico per le comunità che le promuovono, soprattutto nel comparto commerciale e turistico, purché gli investimenti siano sostenibili, nel senso che il soggetto pubblico non faccia il passo più lungo della gamba, magari sottraendo risorse a settori più “urgenti”, ma soprattutto non ne “approfitti”. Faccio questa premessa perché i fatti, purtroppo, dicono che questo ultimo aspetto è sempre presente nel Dna italico, soprattutto nel mondo politico, che a qualsiasi livello ha sempre dimostrato golosità nei confronti di risorse destinate agli eventi culturali, “fame” direttamente proporzionale alla grandezza degli eventi medesimi.
LEGGI IL SERVIZIO COMPLETO SULL’EDIZIONE DI MONDO PADANO IN EDICOLA FINO AL 13 NOVEMBRE OPPURE ABBONANDOTI SU WWW.MONDOPADANO.IT
Roberto Codazzi

