Dove “Belle Époque” e linee futuriste riescono a convivere
C’è un lembo di costa dove il Mediterraneo assume il colore dell’eleganza discreta e senza tempo. Questo e molto altro ancora è il Principato di Monaco, poco più di due chilometri quadrati di territorio sospeso tra Francia e mare, nonché vero microcosmo che unisce storia dinastica, cultura cosmopolita e visioni contemporanee di un lusso sempre più sostenibile.
Per chi opera nel mondo del turismo di fascia alta, Monaco rappresenta non solo una destinazione, ma un concetto: quello della bellezza, raffinata, che si rinnova di stagione in stagione, restando però sempre fedele al proprio io.
Fondata nel 1297, quando Francesco Grimaldi – travestito da monaco – riuscì con uno stratagemma a conquistare la rocca fortificata dei Genovesi, Monaco è un Principato che ha costruito la propria identità sull’indipendenza e sull’ingegno.
Nel corso dei secoli la dinastia dei Grimaldi ha saputo preservare la sovranità del piccolo Stato resistendo alle ondate politiche che hanno travolto l’Europa, dalle guerre napoleoniche alle turbolenze del Novecento. Ma è nel XX secolo, con il principe Ranieri III, che Monaco assume l’aspetto che conosciamo oggi: un laboratorio urbano dove l’architettura Belle Époque convive con le linee futuriste dei grattacieli e dove la cultura, l’arte e la scienza si fondono in un’unica vocazione di eccellenza.
Il legame tra la famiglia Grimaldi e il mare è costante. Il Palazzo del Principe è infatti affacciato alla Rocca, non solo residenza reale ma anche simbolo prezioso della continuità del Principato. Le sue sale, aperte al pubblico, raccontano secoli di arte e diplomazia, con arazzi fiamminghi, porcellane di Sèvres e affreschi che narrano la storia di un territorio tanto piccolo nelle sue stesse dimensioni quanto gigante nella sua rappresentazione al mondo...
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Claudia Cabrini

