Rubriche

L’importanza di quello che non c’è

[foto Eugenio Bettinelli]

Dalla grafica all’architettura, non esiste disciplina che non si confronti con l’idea di vuoto

È talmente importante il vuoto che da sempre è oggetto di studio: non esiste disciplina che in qualche modo non si confronti con l’idea di vuoto; per questo le biblioteche son piene di libri e saggi che su questo tema elaborano definizioni e teorie con la consapevolezza di doversi avvicinare all’essenza stessa del vivere. Secondo lo Zen, concepire l’idea del vuoto è un risultato fra i più fecondi della cultura umana. Secondo il dizionario Devoto-Oli è “lo spazio libero nel quale nessun corpo solido si frappone”, e l’università la Sapienza di Roma specifica che in fisica è “l’assenza di materia in un volume di spazio”, mentre in architettura “è una parte di spazio misurabile lungo i tre assi spaziali e, in contrapposizione al suo opposto, cioè il pieno (la materia) definisce, delimita, distingue lo spazio ...”. La tesi di un vuoto contrapposto ad un pieno, che pare la più logica, è invece un inutile confine al pensiero. Ciò che è tra di noi, quello spazio invisibile, riempito da altrettanta materia invisibile, è vuoto.
Il suono riempie il vuoto di una strada [foto Eugenio Bettinelli]
Il suono riempie il vuoto di una strada [foto Eugenio Bettinelli]
In effetti, le civiltà, le comunità, le arti e professioni che sono state capaci di progettare il vuoto e di averne consapevolezza sono state le più importanti della storia planetaria, quelle capaci di pensare sistemi di comunione, democrazia, e di conseguenza pace. Nei tempi moderni (ma esempi chiari sono anche nella storia) invece si insegue prevalentemente il pieno, come obiettivo da raggiungere o come situazione definitiva per l’uomo. E così sull’idea di democrazia prevale quella di potere, sulla comunione vince la forza: la pace si dissolve, e tutti i mezzi per raggiungere una situazione di “ricchezza” appaiono leciti, fino ad una impossibile saturazione che è la fine - paventata da alcune filosofie  e religioni - di ogni forma di vita. 
Intanto che scrivo centinaia di bambini attraversano le piazze del centro al grido di pace: se non fossero stati progettati quei vuoti non avremmo vissuto questa commozione, quell’universo di voci sottili sarebbe stato castrato assieme all’idea di speranza.
La platea vuota del Teatro Ponchielli
La platea vuota del Teatro Ponchielli
Come l’ossessione di voler cancellare il buio: è la vera follia dell’illuminotecnica urbana moderna. Il buio è visto come il male assoluto, la cappa spessa che nasconde ogni malefatta e ogni pericolo. Ma il buio non esiste, è solo l’assenza di luce, e va studiato e progettato. Si anima con la presenza umana, ed è questa che porta la luce, assieme all’alternarsi di giorno e notte per quanto riguarda la luce naturale. Senza buio palesemente non esisterebbe il tempo, ed è quello che scioccamente tendiamo ad eliminare. Il tempo moderno è solo convenzione, artificio, e il rischio è che il tempo naturale sia sempre più incomprensibile, violato nei suoi ritmi e nei suoi significati.
Più degli sbilenchi paracarri è proprio il buio che fa sembrare abitabile e “confortevole” la piazzetta di Sant’Abbondio, la notte trasforma le facciate in pareti interne della casa-città, ribalta gli spazi e il volume progettato è quello coperto da un definitivo blu. 
La notte esalta il concetto di vuoto [foto Eugenio Bettinelli]
La notte esalta il concetto di vuoto [foto Eugenio Bettinelli]
La situazione esemplare per comprendere la concretezza dell’idea di vuoto è l’ambito grafico. Nella logica bidimensionale imprescindibile è “... lo spazio bianco (white space) o spazio negativo. Esso dà equilibrio al tutto, è lo spazio tra i vari elementi grafici e l’aria che crea armonia e rende uniforme il messaggio”.  Senza le pause bianche non potreste leggere neanche queste note, o sarebbe improponibile dare loro un senso: libri, giornali, manifesti sarebbero come una irrimediabile maculopatia. E la relazione spazio-tempo si sostiene solo sulla percezione visiva, che regola i contenuti proprio sulla scansione dei bianchi/vuoti. Mentre nelle tre dimensioni si ha la completezza sensoriale che ci permette di vivere tutti i significati...
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Eugenio Bettinelli
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