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Fratelli d'Italia
Gli sportivi e l’Inno degli italiani. Veri campioni... anche nelle stonature
A Coverciano non guasterebbe lo stage di un “vocal-coach”
Durante l’Inno Nazionale mi sono vergognato di essere italiano. Quando le note dell’Inno di Mameli risuonano prima di un evento sportivo, solitamente si ottiene l’effetto contrario: dall’orgoglio si passa all’imbarazzo. Un sentimento che personalmente ho provato in occasione delle recenti finali dell’Italvolley e delle due partite della nazionale di calcio con Estonia e Israele. A dispetto del risultato sportivo, che è stato molto positivo – addirittura esaltante nel caso delle nazionali di pallavolo femminile e maschile trionfatrici ai mondiali -, quando le nostre giocatrici e giocatori “intonano” l’Inno d’Italia non è un bel vedere. E soprattutto non è un bel sentire. Certo, parliamo di gente chiamata e pagata per eccellere nello sport, non nel canto, ma la questione è di principio, di immagine, e comunque non irrilevante. I nostri giocatori, seppur di riflesso, sono infatti chiamati a rappresentare nel mondo il Paese che è universalmente riconosciuto come la culla dell’arte, il Paese dove è nata la musica, soprattutto. Fece scalpore, ai tempi, una dichiarazione del noto violinista Uto Ughi il quale definì coraggiosamente “una banda di ubriachi” il coro che alla fine dei vari Pavarotti & Friends portava insieme sul palco il mitico Big Luciano con artisti della scena pop e rock,
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14:04|October 17, 2025
Roberto Codazzi