La metafisica di de Chirico degli anni Dieci voleva esprimere l'enigma, l'incomprensibilità e l'assurdità dell'esistenza
Inaugurata il 29 novembre nel Palazzo dei Musei a Modena, la mostra Giorgio de Chirico. L’ultima metafisica intende ripercorrere un decennio straordinario dell’attività dell’artista - dal 1968 al 1978 -, che lo vede, ottantenne, tornare a dipingere i temi consueti della sua poetica metafisica reinterpretandoli con rinnovata libertà creativa e immaginazione fertile, tra memoria e reinvenzione. I Manichini, le Piazze d’Italia e altri enigmi del suo universo poetico che avevano popolato i magnifici dipinti realizzati tra gli anni Dieci e i primi anni Trenta ritornano infusi di un nuovo significato, più giocoso, pervaso da una giovinezza dello sguardo ormai libera dal senso tragico che, celato dietro un’apparente serenità, permeava le opere di oltre mezzo secolo prima. A raccontare questa fase affascinante del percorso del grande maestro sono cinquanta opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico che rivelano una vitalità sorprendente e una libertà intellettuale che sfidano la vecchiaia. Con un’accentuata ironia e una tavolozza più vivace, l’artista si allontana dalla visione nichilista e inquieta degli anni Dieci per reinterpretare, in chiave più serena – sebbene ancora venata di malinconia –, i temi che avevano segnato la sua prima stagione metafisica, cui era seguito il cosiddetto periodo “barocco”, caratterizzato da una pennellata mossa, fluida e pastosa.
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Raffaella Colace

