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Al “San Carlo” il Nobel per la pace,in scena russi, ucraini e israeliani
Ballo in maschera di Verdi al San Carlo di Napoli
Esempio di civiltà e di come la musica possa fare da “collante” tra i popoli
Non è un caso che Mozart l’abbia ribattezzata “la città dei 300 maestri” e che in una lettera al padre scrisse: “quandro avrò composto un’opera per Napoli sarò richiesto ovunque, perché lì si acquista più reputazione e onore che con cento concerti in Germania”. Nel Settecento la città del Vesuvio era il faro musicale d’Europa e il San Carlo era il teatro più grande, bello e prestigioso del mondo. I quattro Conservatori erano un unicum a livello educativo e in quel periodo sul golfo operavano musicisti quali Pergolesi, Cimarosa, Paisiello, Alessandro e Domenico Scarlatti, Piccinni, Jommelli e chi più ne ha più ne metta, tutti geni di cui ancora oggi l’illustre maestro napoletano Riccardo Muti si ostina giustamente a far conoscere ovunque.
Un tale prestigio che il giovane Mozart pagò sulla sua pelle in quanto, in occasione del suoi viaggi in Italia, venne ricevuto dappertutto con mille onori, persino dal Papa, ma non dal Re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, tanto quella corte era impermeabile nel momento del massimo splendore. Sotto altri punti di vista nei secoli successivi la città di Napoli avrebbe poi vissuto momenti di degrado, ma evidentemente quella cultura si è stratificata nel Dna cittadino e mi piace constatare che ancora oggi il San Carlo è un luogo dove arte e tolleranza vanno di pari passo.
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16:12|October 10, 2025
Roberto Codazzi