Un cortometraggio diretto da Diego Botta presentato alla Biennale di Venezia 2020
“In Europa 9 milioni di donne hanno subito violenza online prima dei 15 anni” (European Women’s Lobby). “In Italia il 20% delle donne tra i 18 e i 55 anni è stata vittima almeno una volta di violenza online” (Amnesty International).
“Il 51% delle vittime di revenge porn ha pensato al suicidio. L’82% ha sofferto danni in termini sociali e occupazionali” (Cyber Civil Rights Initiative). “In Italia il reato di revenge porn è stato introdotto con la legge 19 luglio 2019 n. 69, all’articolo 10. La pena prevista è la reclusione da uno a sei anni e la multa da euro 5.000 a euro 15.000. La pena aumenta se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa. Vanno perseguiti anche coloro che ‘semplicemente’ condividono”.
Questo è ciò che si legge nei titoli di coda di Revenge Room, cortometraggio diretto da Diego Botta, con Eleonora Gaggero, Luca Chikovani, Manuela Morabito, Violante Placido e Alessio Boni, presentato alla Biennale di Venezia 2020. Ma, se parliamo di un cortometraggio, perché partire dalla coda? Perché è bene sensibilizzare (e far sapere quali sono le pene previste) subito, per l’ennesima volta, riguardo a un tema che purtroppo è sempre all’ordine del giorno. Ma veniamo al contenuto. Federica si è rinchiusa nella sua camera da letto e non vuole uscire. Davanti ai suoi occhi, sullo schermo del suo smartphone, decine di messaggi da sconosciuti e da conoscenti: ribrezzo, vergogna, insulti… Il suo fidanzato, Davide, si risveglia in una (...).
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16:31|September 5, 2025