Psicomotricità infantile: l’approccio spiegato da Michele Passera, insegnante di educazione fisica
Dedizione allo sport e all’apprendimento come stile di vita. Due tematiche che confluiscono in una grande vocazione, quella di Michele Passera. Una vocazione che è il prodotto della sua storia: «A causa di alcune gravi problematiche muscolari in tenera età, ho seriamente rischiato di non poter condurre una vita “normale”. Poi, per fortuna, è andato tutto per il meglio, ma diciamo che il mio passato ha suscitato in me un desiderio di rivincita che mi ha portato a laurearmi, prima – in triennale – in Scienze motorie, sport e salute, e poi – in magistrale – in Scienza, tecnica e didattica dello sport. E, curiosità, ho conseguito la Laurea magistrale esattamente a 200 metri dalla clinica in cui andavo da bambino a svolgere le cure».
Michele, trentenne cremonese, è insegnante di educazione fisica alla scuola primaria, calciatore dilettante e allenatore di calcio giovanile FIGC, ed è anche attivo, nel territorio, con alcuni progetti dedicati alla psicomotricità infantile, che coinvolgono, oltre che i suoi alunni della primaria, bambini della scuola dell’infanzia, nella fascia d’età che va dai 3 ai 5 anni.
Parliamo dunque di questi progetti di psicomotricità infantile. Qual è la loro funzione?
«La psicomotricità, in questo caso infantile, è un ponte tra il corpo e la mente. È un approccio che considera il bambino nella sua completezza,, collegando le sue capacità a livello motorio alla sua vita emotiva e al suo sviluppo cognitivo. Non è più il classico “fare ginnastica”, ma un percorso che si inizia da piccoli e che man mano si estende, con l’obiettivo di conoscere e padroneggiare il proprio corpo, di relazionarsi con gli altri e di comprendere il mondo che ci circonda...
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18:21|September 11, 2025