Stefano Gonano, docente di Economia Agroalimentare alla Cattolcia: «Specializzazione territoriale che arriva dall'Ottocento»
Persino il grande fumettista Charles M. Schulz, il “papà” di Snoopy e Charlie Brown, ebbe a dire un giorno: «È sorprendente quanti amici si hanno quando si possiede uno stampo per dolci». Non c’è niente da fare, l’industria dolciaria è una delle poche in grado di vincere sicuramente la sfida contro inflazione, dazi e carovita. Ma quanto vale esattamente? La risposta ce l’ha il prof. Stefano Gonano, docente di Economia Agro-alimentare presso la sede di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Professore, ci può dare qualche cifra per avere un’idea delle dimensioni di questo mercato?
«Certo, già dieci anni fa, collaborando con la Camera di Commercio, era emersa l’importanza del dolciario, che a livello europeo, con oltre 14.000 imprese, vale circa 160 miliardi di euro ed a livello nazionale, con circa 8.000 imprese, circa 19 miliardi. Sono dati che comprendono cacao e cioccolato, prodotti da forno, gelati e confetteria, insomma i settori manifatturieri che troviamo nell’Unione Italiana Food. Il fatturato registra peraltro una crescita di circa il 2-3% ogni anno, in particolare grazie alle esportazioni. A livello locale si riscontra la netta prevalenza delle imprese artigianali o comunque di piccole dimensioni e questo limita la possibilità di quantificare meglio la dimensione economica complessiva, tenuto conto della presenza di unità locali, che fanno riferimento ad imprese fuori provincia o, viceversa, ad unità locali operanti altrove, che dipendono da aziende locali. Dalla ricerca effettuata dieci anni fa era emerso che a Cremona il settore valeva attorno ai 600 milioni di euro, stima che oggi, coi dovuti aggiornamenti, sfiora con circa 260 imprese gli 800 milioni, cercando di non prendere in considerazione solo le aziende della trasformazione. Questo è un settore, in cui la presenza delle piccole imprese permane numericamente dominante. Il 10% delle aziende presenta un fatturato superiore al milione di euro e le 15, che oltrepassano i 5 milioni di ricavi, rappresentano circa il 60% del valore complessivo stimato».
Neanche i dazi statunitensi sono riusciti a scalfire il mercato dolciario?
«C’è stato un momento di incertezza tra marzo ed aprile, qualcuno ha anticipato gli acquisti, determinando poi un rallentamento del settore, che poi però si è (...)».
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Mauro Faverzani

