Focus

«I più “visionari” e i più distopici»

Giovanni Schintu, gestore del Cinema Filo: «In molti casi si è voluto raccontare la realtà senza esplicitarla»

Orientarsi tra i cambiamenti del mondo mentre ci sei dentro può essere complicato, come osservare un quadro astratto senza aver mai messo piede in un museo di arte contemporanea. Il cinema, in questo senso, ha sempre avuto una posizione privilegiata sulla storia: il suo sguardo soggettivo e distaccato ha fornito, attraverso l’arte, punti di vista inediti e libere interpretazioni della realtà, o addirittura anticipazioni di questa. 
L’esplorazione del rapporto tra settima arte e AI è stata il leitmotiv della chiacchierata con Giovanni Schintu, che il grande schermo lo vive ogni giorno, da tredici anni a questa parte, da gestore del Cinema Filo insieme a Luca Beltrami. E dove partire, se non dai titoli più visionari? «Blade Runner, Terminator, Matrix e 2001 Odissea nello spazio sono i film che mi vengono in mente pensando all'intelligenza artificiale – afferma Schintu –, sono stati rivoluzionari e infatti non sono finiti nel dimenticatoio. Ognuno di questi titoli racconta, a suo modo, l'impatto che può avere l’intelligenza artificiale sulla vita quotidiana. Emblematico è il finale di Blade Runner, con quell’incredibile dubbio su cosa siano realtà e finzione». Solo film stranieri. E in ltalia? «Mi viene in mente molto poco – prosegue il gestore del Filo –, qualche lavoro di Salvatores a metà anni Novanta, poi “La decima vittima” di Petri, a metà anni Sessanta, ma è un genere che non è mai stato davvero affrontato dalla cinematografia italiana, perché il cinema rispecchia la società, e la nostra è una società molto lontana dalla cultura scientifica, al bar preferiamo parlare di calcio o vacanze»...
La locandina di "2001: odissea nello spazio"
La locandina di "2001: odissea nello spazio"
La locandina di "Blade Runner"
La locandina di "Blade Runner"
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11:55|September 30, 2025
Francesco Gamba
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