Cristiano Rivoltini racconta l'azienda di famiglia, principale sposor della Festa del Torrone sin dalla prima edizione
Più che alla versione morbida del torrone (una creatura “loro”), Cristiano Rivoltini somiglia a un’eruzione vulcanica. Terzo figlio di Vincenzo e Giacomina, lui è la pecora nera del clan fin da piccolo. Pluribocciato, sregolato e genialoide, allergico all’ordinario ma affamato di novità, sempre in rivolta contro il “potente”. Per fare del suo fuoco una cosa buona, gli sono servite due cose: un’insegnante che gli ha aperto gli occhi, un padre che gli ha dato un’occasione. «A un certo punto mi mandano al Pitagora e lì, incredibile, conosco la professoressa di Francese madrelingua, Marie Laure Monteforte, che un giorno mi dice: ti svegli? Tu hai del talento! E lì mi si è acceso qualcosa dentro». A quel tempo Cristiano ha già cominciato a lavorare in azienda: il padre Vincenzo tiene viva l’eredità del “torrone Rivoltini”, nata nel 1928 e cresciuta talmente tanto da ampliare la sua produzione, con il conseguente trasloco di sede, da via Garibaldi all'attuale insediamento, in via delle Industrie, sempre a Vescovato.
Nell’impresa di famiglia, Cristiano trova un mondo che non lo ingabbia (impossibile), ma esalta le potenzialità che neanche lui pensa di avere. Quel talento che Marie Laure Monteforte aveva riconosciuto, sgorga. Gli ci vorranno sempre e comunque un po’ di “argini”, altrimenti detti “maestri”. Perché il talento esplode solo in chi ha l’umiltà di seguire, non in chi pensa di sapere tutto. E Cristiano, segue. Corrado Terzoli, ad esempio. «Un vero tecnologo alimentare - racconta - con lui si andava sempre con le mani in pasta». E poi Fulvio Scolari, genio dei decori, «per me un idolo! A Cremona dovrebbero fargli un monumento». E Ettore Gadeschi, «il più grande esperto di meringhe, da lui ho imparato tutto su come lavorare l’albume».
Cristiano vive una dimensione del lavoro mai ripetitiva, sempre rivolta alla scoperta del nuovo. «Lavorare è conoscere direttamente - dice - è studio, sperimentazione, ricerca continua».
Nel 2000 arriva la svolta. A lui, il fratello e la sorella (Massimo e Marina) affidano la produzione della Rivoltini. La sfida è innovare, non solo crescere nei quantitativi. Inizia un periodo di intensità altissima. Ci vuole (...).

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Cristiano Guarneri

