

Economia & Lavoro
La storia di Achille Mazzini, ora in pensione, per anni ai fornelli della sua gastronomia
La cucina, un’arte da tramandare
«Servono semplicità, conoscenza del passato, adeguamento, ma anche tanta umiltà»
Da qualche mese Achille Mazzini è in pensione. Ma di appendere il ramaiolo al chiodo non ha nessuna intenzione. Per Mazzini, alfiere della cucina cremonese, il mestolo non è l’oggetto principale del cuoco, ma piuttosto il simbolo che lo caratterizza è la toque blanche, ovvero il caratteristico cappello. Proprio così, perché il mestolo è un comune utensile da cucina usato per mescolare e servire cibi liquidi, mentre il cappello, invece, ha una storia e un significato simbolico più profondo legati alla professione.

Dietro i fornelli della gastronomia Mazzini, prima in via Aselli, poi in corso Matteotti e, dal 1993, nella sede di via XX settembre, dalle sue sapienti mani sono nate proposte vere prelibatezze per il palato: il tipico marubino cremonese, preparato seguendo una ricetta depositata dal notaio, le polpette, su punto degli studenti dell’Apc/Torriani, lo gnocco alla parigina con all’interno il salame cremonese, la rivisitazione della Torta Bertolina in onore di Ugo Tognazzi e il tortello al torrone.

Tanta gente è passata dal negozio, che adesso si chiama Storica Gastronomia Mazzini, un modo per dire grazie a una persona pronta ad accoglierti nel suo locale con affetto e con cui parlare di tutto. Insomma, Achille Mazzini un cuoco con la “C” maiuscola.

Da poco è in pensione. Come trascorre le sue giornate?
«Sono alla ricerca di stimoli che mi permettano di continuare a trasmettere ai più giovani le tradizioni culinarie del territorio.
Di essere d’aiuto anche ad associazioni di volontariato dove c’è una cucina»...
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21:37|October 9, 2025
Antonio Gattulli