Il prof. Gabriele Canali guarda ai prossimi passi: industria, agricoltura e rinnovabili, insieme
L’Italia è un Paese privo di fonti energetiche fossili ed ha quindi costi per l’energia elevati: è questo a rendere le CER-Comunità Energetiche Rinnovabili un’opportunità per noi davvero importante.
Ecco perché, dopo la prima edizione, tenutasi a Cremona presso il campus di Santa Monica in collaborazione con la Diocesi di Cremona, si è concluso a Brescia lo scorso 7 luglio anche il secondo corso executive per manager delle CER, organizzato dalla SMEA, l’Alta Scuola di Economia Agro-alimentare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con la Fondazione Iniziative Zooprofilattiche e Zootecniche e con la Comunità Montana di Valle Trompia.
Com’è andata? Lo abbiamo chiesto al prof. Gabriele Canali, direttore scientifico del corso e docente a Cremona di Economics of the Agri-Food System presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Professore, perché le Comunità Energetiche Rinnovabili sono tanto importanti?
«Le CER sono una realtà nuova e significativa, che sta acquisendo un’importanza crescente, anche se con una distribuzione sul territorio regionale e nazionale che possiamo definire a “macchia di leopardo”. La rilevanza delle CER è presto chiara se si riflette su tre fattori-chiave: 1) la domanda di energia elettrica è destinata ad aumentare nel tempo ed è ogni giorno sempre più necessario potersi avvalere di energia rinnovabile; 2) il nostro Paese è strutturalmente deficitario di fonti energetiche non rinnovabili e per questo risulta dipendente, sia in termini strategici che economici, da forniture dall’estero; 3) il modello produttivo, distributivo e gestionale delle CER può dare un forte contributo alla “democratizzazione” del mercato dell’energia...

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12:30|September 19, 2025
Mauro Faverzani