Economia & Lavoro
Il 25 novembre la presentazione del rapporto di Fondazione Symbola

Beneficio collettivo

Realacci: «Ogni euro prodotto in cultura ne genera 1,7. Nel 2024 stimati 112,6 miliardi di valore aggiunto»

Fare cultura conviene. E l’Italia in questo è un’eccellenza. Solo nel 2024, tra imprese, istituzioni del terzo settore e pubblica amministrazione, la filiera culturale e creativa ha generato 112,6 miliardi di euro di valore aggiunto, registrando un + 2,1% rispetto all’anno precedente e + 19,2% rispetto al 2021. In questo settore, tra specialisti, tecnici e creativi, lavora più di un milione e mezzo di persone. Si tratta di un vero e proprio sistema produttivo composto da quasi 289 mila imprese (+ 1,8% nel corso dell’ultimo anno) e da circa 27.700 organizzazioni senza scopo di lucro pari al 7,6% delle realtà no profit in Italia.
Il 25 novembre, alle 11 presso Unioncamere a Roma (Piazza Sallustio, 21), si terrà la presentazione di Io sono Cultura 2025 – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi. L’iniziativa è promossa da Deloitte, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Fondazione Symbola, in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, la Fondazione Fitzcarraldo e Fornasetti, con il patrocinio del Ministero della Cultura. 
 Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, sarà fra coloro che il 25 novembre interverrà alla presentazione. Io Lo abbiamo intervistato.
Presidente, è per questo che si può parlare di una “economia della Cultura”?
«Certo! È stato calcolato che ogni euro prodotto nell’ambito della cultura ne genera altri 1,7 in settori connessi quali il turismo ed i trasporti. In totale, quindi, il valore generato direttamente o indirettamente dalla cultura, tutto compreso, sfiora i 303 miliardi di euro pari al 15,5% dell’intera economia nazionale. Del resto, l’Italia, che con i suoi 61 siti guida la classifica del Patrimonio mondiale dell’Unesco, è il Paese più “alla moda” ed offre il miglior cibo ed abbigliamento, mentre i prodotti “made in Italy” occupano stabilmente la terza posizione nelle preferenze dei consumatori a livello mondiale, ragion per cui il nostro export contribuisce a circa un terzo del PIL nazionale...
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Mauro Faverzani
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