

Cultura & Spettacoli
«Mio padre, Giovannino Guereschi»
Alberto Guareschi tra le figlie Angelica (a sinistra) e Antonia
Intervista al figlio Alberto. Per il "papà" di don Camillo e Peppone, un successo che resiste: amava il vero. E la verità è un evergreen
Lo scorso 12 ottobre ben cento ciclisti, tra i quali l’attuale parroco di Brescello, don Giancarlo Minotta, ed i sindaci del paese, Carlo Fiumicino, e di Boretto, Andrea Codelupi, hanno ripercorso lo stesso tratto sull’argine maestro del Po, su cui settant’anni fa si sono sfidati Fernandel e Gino Cervi nella scena divenuta celebre alla fine del film «Don Camillo e l’onorevole Peppone».
Ma non basta. È uscito proprio quest’anno per i tipi della Ares un nuovo libro, l’ennesimo, dal titolo «Giovannino Guareschi-Una vita contocorrente», dedicato al “papà” di “Mondo Piccolo”: a scriverlo è stato un “guareschiano doc”, Alessandro Gnocchi, profondo conoscitore del “cantore” della Bassa. Insomma, sono passati 57 anni da quando Giovannino Guareschi è morto, eppure di lui si parla ancora, eccome. I suoi film continuano ad essere riproposti in televisione e addirittura Alberto Anile, sempre quest’anno, ha pubblicato un libro intitolato «L’ultimo don Camillo», in cui ha raccolto immagini e testimonianze sull’ultima pellicola, «Don Camillo e i giovani d’oggi», iniziata nel 1970 ma mai terminata a causa della morte di Fernandel.

Il figlio di Giovannino, Alberto Guareschi, ci aiuta a capire le ragioni di tanto successo.
Suo padre ha scritto libri tra i più tradotti al mondo: a cosa si deve tanta popolarità?
«Io credo che il perdurante successo delle opere di mio padre sia dovuto al fatto che anche all’estero i contenuti, lo stile di scrittura e l’umorismo di mio padre non sono datati o superati.
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Mauro Faverzani