Nell’antichità, suggestive usanze e offerte per l’ingresso e la permanenza del defunto nell’oltretomba
Nell’antico Egitto il ‘paradiso’ era pensato come un luogo immerso nei campi di papiro e governato da Osiride. Era stato, questo, il primo re civilizzatore dell’Egitto, sposo di Iside, fatto uccidere dall’invidioso fratello Seth, che, entrato in possesso del suo corpo ritrovato e nascosto da Iside, l’aveva smembrato per assicurarsi che in tal modo non sarebbe potuto accedere all’altra vita: ciò era ritenuto possibile solo se il corpo del defunto era integro. Sarebbe stata ancora lei, la sposa, secondo la tradizione, a ricomporlo, per garantirgli un’eterna sopravvivenza.
In questa nuova dimensione, con altri 42 giudici, Osiride avrebbe pesato il cuore di ogni defunto su un piatto di una bilancia: solo se il suo peso fosse stato pari a quello di una piuma della dea Maat, la Giustizia, usata come contrappeso, sarebbe potuto entrare in quel paradiso. Alla base di tutto ciò stava l’idea della presenza nell’uomo di due ‘anime’: Ka, legata al corpo, e Ba, che avrebbe intrapreso il viaggio verso l’oltretomba, dove lo attendeva quel definitivo giudizio: ingresso o esclusione.
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Renata Patria

