In un tempo, in una società e in una cultura di massa in cui costantemente si producono immagini, stralci di una terribile realtà, che vengono quotidianamente lanciate sui nostri schermi; che spazio d’intervento viene lasciato all’arte? Quell’arte che da un lato assolve il compito di documentare ciò che di fatto l’ha generata, l’epoca stessa in cui trova concretizzazione, ma dall’altro, e contestualmente, propone visioni e spunti riflessivi capaci di rimanere nella nostra memoria e in grado di smuovere il nostro pensiero più di quanto, forse, riesca a farlo un dato numerico o una narrazione di cronaca. E mai come oggi l’arte ha la necessità e il dovere di destare le nostre coscienze e di proporci, in chiave introspettiva, stralci di una drammatica realtà poi non così tanto lontana.

Un esempio emblematico viene da quello che è considerato il più noto street artist contemporaneo: Banksy. Con la sua opera CND Soldiers (2003) Banksy ritrae un vero e proprio rovesciamento concettuale.

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