

Cultura & Spettacoli
Ancone d’altare, la “firma” di Bertesi
Altare della Beata Vergine, Cattedrale di Cremona
L’artista, nato a Soresina, si distingue per lo specifico linguaggio scultoreo: fra classicismo e barocco
Come spesso accade, visitando molte chiese cremonesi, di attribuire a Giovan Battista Zaist la maggior parte di quei sontuosi e complessi altari marmorei policromi, così tanto spesso capita di affidare tutte le enormi ancone barocche alla mano di Giacomo Bertesi, correndo, però, il rischio di etichettare l’artista come un “semplice” intagliatore di suppellettili d’arredo, seppur eccellenti. È proprio in quelle ancone così imponenti che Bertesi è in grado di definire dogmi della chiesa, narrazioni evangeliche e ispirare una seria riflessione non solo in ambito sacro, ma anche riguardo alle innovazioni linguistiche dell’arte del suo tempo.
Giacomo Bertesi, soprattutto negli studi più recenti, è da annoverare fra i migliori artisti della sua epoca, che prosegue la tradizione lignaria a Cremona creando un suo specifico linguaggio scultoreo fra tracce di un classicismo più mite e rigoroso con innovazioni barocche ricche di pathos e energia. La produzione di opere d’arte lignee a Cremona pone le basi della sua storia già nei secoli più antichi: la Madonna del Popolo, esposta nelle sale del Museo Diocesano e il Presepio di Giovan Angelo del Maino, denunciano già una notevole conoscenza della materia e delle tecniche, in particolare nella resa cromatica e nell’utilizzo della luce per dare alle opere un senso di maggior naturalezza e una carica emotiva più intensa. La statuaria, nei secoli, è poi accompagnata anche da elementi di arredo, più o meno imponenti, come cori e armadi fra i quali spicca il nome di Giovanni Maria Platina, tarsie e bassorilievi, crocifissi e cornici che a poco a poco arricchiscono le chiese e il patrimonio artistico della città. Non può essere taciuta anche l’arte lignaria legata al mondo della musica nel quale matura la produzione di una varietà di strumenti fra i quali è necessario nominare anche violini, viole e violoncelli. È questa l’eredità che Giacomo Bertesi riceve da un’arte che, grazie all’intensa produzione e al peculiare studio di intagliatori, porta Cremona ad identificarsi come città di maestri di alto livello per l’uso del legno. Il linguaggio artistico, proprio come accade nel campo della pittura e delle altre arti, ha maturato specifiche linee a seconda delle epoche storiche e delle influenze date dall’incontro con altre culture. È in questo contesto che il Bertesi, insieme ai Natali, assume un ruolo di notevole rilievo per traghettare Cremona nel mondo della scultura barocca. Non potendo esaurire in questa sede tutte le riflessioni in merito alle numerose e varie opere del Bertesi, si accompagna la riflessione verso un’attenta osservazione delle grandi ancone diffuse in città...
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Elena Poli