Il voto nelle Marche. La vittoria del destracentro, il naufragio dell’alleanza a sinistra
Ogni elezione fa storia a sé – è bene ribadirlo sempre, a scanso di equivoci. E ogni elezione di carattere locale, in maniera peculiare. Ma alcuni casi possono comunque venire considerati come indicatori di tendenze presenti nell’opinione pubblica e nell’elettorato più generali rispetto a quelli specifici dei luoghi in cui si vota. E l’ultimo voto regionale nelle Marche, definite – in maniera non precisamente originale, ma nella fattispecie in modo opportuno, come l’«Ohio» italiano (per indicare un luogo molto conteso e rappresentativo) – presenta proprio queste caratteristiche. Andrebbe pertanto scandagliato con attenzione da parte del Partito democratico che, nella sua storia, annovera una lunga tradizione di autocritica – fin eccessiva, come noto –, mentre stavolta la sua segretaria Elly Schlein ha liquidato la sconfitta alla stregua di poco più di un “incidente di percorso”. L’esito elettorale nelle Marche, con la riconferma di Francesco Acquaroli con la percentuale del 52,48% contro il 44,41% dello sfidante Matteo Ricci, e con Fratelli d’Italia primo partito (27,41%), a una certa distanza dal Pd (22,48%) dato in ascesa prima del voto, fornisce un’indicazione valida delle problematiche del campo largo – che in questa elezione si restringe – e degli asset del destracentro. Anche alla luce del fatto che, nel panorama attuale, Acquaroli non rappresenta propriamente il governatore più forte della maggioranza di governo, mentre per contro Ricci, pur avendo risentito probabilmente dell’inchiesta giudiziaria che lo ha coinvolto senza produrre riscontri di colpevolezza, era il candidato più strutturato e conosciuto su cui il sinistracentro potesse contare...

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00:00|October 2, 2025
Massimiliano Panarari